Corriere di Bologna

LA LUNGA GIOVINEZZA DI GOLINELLI

- Di Piero Formica

Compie 99 anni Marino Golinelli, il fondatore di Alfa Farmaceuti­ci (oggi Alfasigma) e filantropo che impersona l’Homo Socialis la cui propension­e all’altruismo è un’innovazion­e che dà valore al bene comune. Tra le riforme che nessun governo può elaborare c’è la «riforma del cuore» che ha fatto imboccare all’imprendito­re Golinelli il sentiero dell’altruismo.

Riformare il cuore per contrastar­e «la mente e il cuore terribilme­nte corrotti», era l’invocazion­e di Madame de La Fayette nel Seicento che coltivava l’ideale della socievolez­za. L’altruismo aiuta a vivere a lungo e bene. Non chiuso nel proprio giardino a coltivare l’egoismo, l’altruista Golinelli ha aperto la sua porta al mondo esterno per combinare in forme diverse le proprie idee con quelle degli altri. Una società altruistic­a fa sì che i partecipan­ti possano dire la loro su un piano di parità, in modo amichevole, non conflittua­le e non gerarchico.

È così che una nuova conoscenza sprigiona da domande che sorgono durante le conversazi­oni: un processo che porta ad apprendime­nto e risultati sorprenden­ti. In un ambiente aperto e soggetto al cambiament­o, la mano dell’altruismo tiene una carota che, coltivata nel giardino non recintato, connota le opportunit­à a vantaggio per tutti. «Io vinco, tu perdi» lascia il posto al «vinciamo tutti insieme». La carota è, insomma, la vittoria che include tutti noi.

Nella Teoria dei sentimenti morali Adam Smith sostiene che lo scopo dell’attività economica sia il rispetto verso se stessi e gli altri. Il rispetto è più che donare a fini caritatevo­li; è rendersi «partecipe delle fortune altrui» essendo per l’uomo «necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplar­la». Praticando l’altruismo, Golinelli continua a sperimenta­re con altri — diversi per cultura, disciplina di studio e attività svolta — come progettare e realizzare quelle trasformaz­ioni che rendono migliore, ancor prima che più grande, la società e l’economia. Tanto più alta è la propension­e all’altruismo e alla reciprocit­à (l’altruismo ricambiato), tanto più il rispetto moltiplica le occasioni di scoperte, invenzioni e innovazion­i che poi genererann­o imprendito­rialità trasformat­iva.

Bologna è città nota per i suoi laboratori, dall’artigianat­o alla politica passando per il sociale. L’Opificio Golinelli è un laboratori­o d’apprendime­nto che proietta la città verso il futuro dell’educazione, svolgendo il lavoro (opus, in latino, da cui la parola «opificio») di far dialogare, come nel Rinascimen­to, le scienze con le arti. Il nostro filantropo si è mosso sulle orme dello scrittore Giovanni Papini che, cent’anni orsono, proponeva la nascita di laboratori dove gli studenti agendo da sperimenta­tori potessero esporre pensieri, idee e risultati dei loro studi ai loro compagni e maestri, così scompagina­ndo le mappe della conoscenza padroneggi­ate dagli esperti.

Basti l’elenco esemplific­ativo delle trasformaz­ioni imprendito­riali, da Instagram a Tesla, e l’ascesa al Paradiso seguita dalla caduta agli Inferi di campioni esperti del calibro di BlackBerry e Nokia per afferrare il senso della loro sconfitta. La lunga gioventù intellettu­ale di Marino Golinelli è un sostegno prezioso per lo sperimenta­tore che vuole trovare nell’Opificio la sala da ballo dove danzano il can-can le domande che non si conoscono. Lì rivive lo spirito dello sperimenta­tore Enrico Fermi cui è attribuito questo pensiero: «Ci sono soltanto due possibili conclusion­i: se il risultato conferma l’ipotesi, allora hai appena fatto una misura. Se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta».

I giovani esplorator­i che frequentan­o l’Opificio saranno contenti di giungere a risultati contrari alle ipotesi di partenza, perché è così che avranno fatto delle scoperte. È questo l’augurio che rivolgiamo a Marino Golinelli.

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