LA LUNGA GIOVINEZZA DI GOLINELLI
Compie 99 anni Marino Golinelli, il fondatore di Alfa Farmaceutici (oggi Alfasigma) e filantropo che impersona l’Homo Socialis la cui propensione all’altruismo è un’innovazione che dà valore al bene comune. Tra le riforme che nessun governo può elaborare c’è la «riforma del cuore» che ha fatto imboccare all’imprenditore Golinelli il sentiero dell’altruismo.
Riformare il cuore per contrastare «la mente e il cuore terribilmente corrotti», era l’invocazione di Madame de La Fayette nel Seicento che coltivava l’ideale della socievolezza. L’altruismo aiuta a vivere a lungo e bene. Non chiuso nel proprio giardino a coltivare l’egoismo, l’altruista Golinelli ha aperto la sua porta al mondo esterno per combinare in forme diverse le proprie idee con quelle degli altri. Una società altruistica fa sì che i partecipanti possano dire la loro su un piano di parità, in modo amichevole, non conflittuale e non gerarchico.
È così che una nuova conoscenza sprigiona da domande che sorgono durante le conversazioni: un processo che porta ad apprendimento e risultati sorprendenti. In un ambiente aperto e soggetto al cambiamento, la mano dell’altruismo tiene una carota che, coltivata nel giardino non recintato, connota le opportunità a vantaggio per tutti. «Io vinco, tu perdi» lascia il posto al «vinciamo tutti insieme». La carota è, insomma, la vittoria che include tutti noi.
Nella Teoria dei sentimenti morali Adam Smith sostiene che lo scopo dell’attività economica sia il rispetto verso se stessi e gli altri. Il rispetto è più che donare a fini caritatevoli; è rendersi «partecipe delle fortune altrui» essendo per l’uomo «necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla». Praticando l’altruismo, Golinelli continua a sperimentare con altri — diversi per cultura, disciplina di studio e attività svolta — come progettare e realizzare quelle trasformazioni che rendono migliore, ancor prima che più grande, la società e l’economia. Tanto più alta è la propensione all’altruismo e alla reciprocità (l’altruismo ricambiato), tanto più il rispetto moltiplica le occasioni di scoperte, invenzioni e innovazioni che poi genereranno imprenditorialità trasformativa.
Bologna è città nota per i suoi laboratori, dall’artigianato alla politica passando per il sociale. L’Opificio Golinelli è un laboratorio d’apprendimento che proietta la città verso il futuro dell’educazione, svolgendo il lavoro (opus, in latino, da cui la parola «opificio») di far dialogare, come nel Rinascimento, le scienze con le arti. Il nostro filantropo si è mosso sulle orme dello scrittore Giovanni Papini che, cent’anni orsono, proponeva la nascita di laboratori dove gli studenti agendo da sperimentatori potessero esporre pensieri, idee e risultati dei loro studi ai loro compagni e maestri, così scompaginando le mappe della conoscenza padroneggiate dagli esperti.
Basti l’elenco esemplificativo delle trasformazioni imprenditoriali, da Instagram a Tesla, e l’ascesa al Paradiso seguita dalla caduta agli Inferi di campioni esperti del calibro di BlackBerry e Nokia per afferrare il senso della loro sconfitta. La lunga gioventù intellettuale di Marino Golinelli è un sostegno prezioso per lo sperimentatore che vuole trovare nell’Opificio la sala da ballo dove danzano il can-can le domande che non si conoscono. Lì rivive lo spirito dello sperimentatore Enrico Fermi cui è attribuito questo pensiero: «Ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma l’ipotesi, allora hai appena fatto una misura. Se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta».
I giovani esploratori che frequentano l’Opificio saranno contenti di giungere a risultati contrari alle ipotesi di partenza, perché è così che avranno fatto delle scoperte. È questo l’augurio che rivolgiamo a Marino Golinelli.