Taglio dei parlamentari, l’Emilia-Romagna pronta a perderne 24
Con il taglio dei parlamentari che oggi verrà votato in quarta e ultima lettura alla Camera, la pattuglia degli eletti emiliano-romagnoli diminuirà di un terzo (in linea con la media nazionale), dagli attuali 67 a 43. Alla Camera sono attualmente 45 e diventeranno 29, al Senato scenderanno da 22 a 14. Secondo le previsioni allo studio in questi giorni, per quel che riguarda il Senato la popolazione media per seggio in Emilia-Romagna sarà di 310.153 abitanti anziché gli attuali 197.370. Una sforbiciata che metterà in difficoltà i partiti con meno parlamentari.
Alle ultime elezioni, quelle del 4 marzo del 2018, il Pd alla Camera riuscì a fare eleggere diciassette deputati, otto il Movimento 5 Stelle, undici la Lega, due Fratelli d’Italia, cinque Forza Italia (tra cui il bolognese Galeazzo Bignami, passato nel frattempo nel partito di Giorgia Meloni) e infine un eletto per Liberi e uguali. Al Senato il Pd ha otto eletti (tra cui il centrista Pier Ferdinando Casini), il Movimento 5 Stelle quattro, cinque la Lega, tre Forza Italia, uno Fratelli d’Italia e sempre uno Liberi e uguali. Numeri alla mano, quindi, se si dovesse prendere come riferimento questo scenario, Fratelli d’Italia e la compagine di Pier Luigi Bersani e Vasco Errani rischierebbero di non avere una rappresentanza regionale in parlamento, Forza Italia ne uscirebbe decimata e comunque anche per Pd, Movimento 5 Stelle e Lega non sarebbe una passeggiata.
Il Pd durante il governo gialloverde aveva votato contro il taglio dei parlamentari, ma questa volta ha deciso di dare il via libera al provvedimento perché «fa parte di un progetto più complessivo di riforma, presente nel programma
Luca Rizzo Nervo garantisce il suo sì: «Ma bisogna rispettare gli impegni»
di governo, a partire da una nuova legge elettorale», ha detto il deputato bolognese Andrea De Maria durante il suo intervento di ieri in aula. Un programma di governo condiviso e non un contratto «è la prima condizione del nostro voto favorevole», ha spiegato il deputato bolognese. Nel Pd a dire il vero i mal di pancia non sono mancati, soprattutto nell’area che fa riferimento a Matteo Orfini, di cui in Emilia-Romagna fanno parte il deputato bolognese Luca Rizzo Nervo e la modenese Giuditta Pini. Ma alla fine anche i loro distinguo oggi dovrebbero rientrare.
«Noi voteremo a favore del taglio dei parlamentari se, coerentemente con quanto abbiamo sostenuto nei tre voti contrari precedenti e quanto scritto nero su bianco nell’accordo di governo, ci saranno le garanzie costituzionali», sostiene Rizzo Nervo. Vale a dire l’eliminazione della base regionale per elezione dei senatori che «con il taglio, comprimerebbe rappresentanza in termini ipermaggioritari», oltre all’impegno di una riforma per una nuova legge elettorale. «In assenza ci sarebbe un enorme problema di coerenza con quanto fatto e detto fin qui. Ma sono fiducioso», conclude Rizzo Nervo. La riforma sarà votata anche da tutto il centrodestra, ma non da +Europa, che ha promosso una raccolta firme con oltre 60 accademici contrari al taglio dei parlamentari. Tra questi compaiono anche due professori dell’Università di Bologna, la docente di Scienze Politiche Sofia Ventura e il docente di Diritto Costituzionale Edoardo Raffiotta.