La Perla, Mercatone, ex Breda Al Mise 48 ore di fuoco sulle crisi
Spiragli per le sarte, trattative più incerte per le altre due aziende. Regione in campo
Tutto in 48 ore. O quasi. Oggi al ministero dello Sviluppo economico si gioca il futuro delle sarte de La Perla e dei lavoratori del Mercatone Uno.
Si comincia stamattina alle 10, quando il ministro Stefano Patuanelli sul tavolo si troverà il dossier del noto marchio di lingerie; e si prosegue alle 16 quando sarà il turno del colosso di mobili che dallo scorso maggio, quando fu dichiarato il fallimento della proprietà Shernon Holding, ha abbassato le saracinesche di tutti i negozi dislocati sul territorio italiano. Sui 1800 lavoratori in attesa di risposte, ben 400 sono in Emilia-Romagna di cui 200 solo a Bologna.
Ma non è finita: domani toccherà a Industria Italiana Autobus (l’ex Breda), dove si è ancora in attesa dell’ingresso di un socio privato che affianchi Invitalia e Leonardo e su Bologna: anche qui «balla» il futuro di 149 operai.
Ma è soprattutto sulla vertenza La Perla che si può provare ad essere cautamente ottimisti, ancor prima di aspettare le mosse del dicastero di via Molise: la Regione, infatti, si presenta a Roma con una pre-intesa che sembra agguantare quel risultato di cui la settimana scorsa il governatore Stefano Bonaccini parlava insieme ai lavoratori e che, di fatto, supera i 126 licenziamenti inizialmente dichiarati e che pone una base solida per il confronto odierno. Tre i pilastri del pre-accordo: cassa integrazione per riorganizzazione a rotazione per sei mesi e rinnovabile per ulteriori sei; esodi volontari incentivati e pre-pensionamenti.
«La Regione — assicura l’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi, riferendosi alle tre vertenze — sarà al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie in questi momenti cruciali per il destino di aziende che rappresentano molto, non solo per chi ci lavora ma per tutta l’economia e la tenuta del tessuto sociale della nostra comunità». «Vigileremo e saremo parte attiva — aggiunge —, perché siano tutelati fino in fondo i diritti di chi lavora, a partire da quello più elementare della conservazione del proprio posto, ma anche per fare sì che un patrimonio aziendale come quello rappresentato dai marchi in questione non venga disperso. Come ha ribadito il presidente Stefano Bonaccini, noi partiamo da due presupposti, che si chiamano salvaguardia dell’occupazione e rilancio delle aziende coinvolte. Su questi punti, urgenti e concreti, non siamo disponibili a transigere». Su La Perla arriva anche la proposta di utilizzare il Fondo per la tutela dei marchi storici, una normativa molto recente contenuta nel decreto Crescita, dell’assessore comunale al lavoro Marco Lombardo: «Uno strumento — indica — che il governo deve irrobustire con risorse economiche se vogliamo garantire la continuità occupazionale e quindi la tradizione e le eccellenze del territorio, facendo sì che le proprietà o i fondi di investimento come quelli stranieri mantengano qui l’attività produttiva». «Il settore del luxury e del tessile di alta qualità — conclude come a ricordarlo all’esecutivo romano — è un pezzo importante non solo per la tutela dei marchi storici ma anche per lo sviluppo economico».