San Domenico, 50 anni di dialogo
Il 15 ottobre giornata dedicata alla parola. Nel 2020 la povertà al centro degli incontri
Il Centro San Domenico è nato a Bologna nel 1970 per iniziativa di un gruppo di laici guidati da un frate domenicano, padre Michele Casali. Erano gli anni postconciliari, mentre i fuochi del 1968 erano ancora accesi, quelli in cui padre Casali avviava anche l’esperienza dell’Osteria delle Dame con Francesco Guccini per rivolgersi ai giovani. Il centro si riprometteva invece di avviare «un continuo confronto tra le idee, nel massimo rispetto delle opinioni differenti e nella costante ricerca di ciò che unisce anziché di quanto divide». Un proposito perseguito con tenacia negli anni, benedetto da Wojtila, uno dei due papi, con Ratzinger, transitati per il complesso domenicano.
«Per ora sono due», scherza fra Giovanni Bertuzzi, che ha raccolto l’eredità di padre Casali, scomparso nel 2004: «Negli ultimi tempi è venuto anche Zuppi, che nel frattempo è diventato cardinale. E poi chissà…». Anche l’arcivescovo di Bologna, che tornerà il 22 ottobre per parlare con vari interlocutori dell’intelligenza artificiale in medicina, fa parte di quei duemila ospiti che hanno animato le serate del Centro San Domenico, spesso concentrate nei tradizionali martedì. E visto che il 26 maggio, data di nascita, nel 2020 capiterà proprio di martedì, inevitabile pensare a un evento speciale, a cui si sta già lavorando. L’obiettivo è portare a Bologna, con altri ospiti, monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
Nel frattempo, l’entrata nel cinquantesimo anno di attività del centro, martedì prossimo, si riallaccerà a un altro segno del passato. «Nel Duemila - racconta il presidente onorario Valeria Cicala - in occasione di “Bologna capitale europea della Cultura”, organizzammo un grande convegno sul tema della parola, che ispirò Sergio Zavoli per un programma trasmesso da Rai3, “Viaggio intorno alla parola”. Per questo cinquantesimo, che temevamo di non raggiungere quando è morto padre Michele, abbiamo pensato di rivolgere un piccolo omaggio alle istituzioni pubbliche con cui collaboriamo da sempre».
Un’intera giornata, dalle 11 fino a sera, sulla parola. Nella didattica al Mambo, nella storia al Museo Archeologico e nell’era digitale in Salaborsa. Per concludere nel Salone Bolognini, alle 21, con il filologo Luciano Canfora, a lungo inseguito, che parlerà di «Fermare l’odio», seguìto dal concerto del pianista Giuseppe Fausto Modugno.
Il programma, già delineato almeno fino a fine anno, continuerà con il libro La scommessa cattolica (Il Mulino) della coppia di sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, in dialogo con Romano Prodi e Stefano Zamagni. E poi l’ex rettore Ivano Dionigi con Sentinella, a che punto è la notte? e un ricordo del vescovo domenicano Pierre Claverie, ucciso in Algeria nel 1996 dopo una vita spesa per il dialogo fra cristianesimo e islamismo.
In dicembre, si parlerà di arte e spazi urbani prima del concerto natalizio del 17 con il coro multietnico Mikrokosmos. E se il 2020 sarà dedicato alla povertà, variamente declinato, continueranno anche gli incontri interdisciplinari ospitati nella cappella Ghisilardi. Una novità saranno invece alcuni incontri serali, di giovedì, rivolti a un pubblico più giovane, che graviteranno, anticipa il presidente Luigi Stagni, intorno alla sfera pubblica. Continuerà infine la ricerca sulla Bologna di oggi, «statica e mutevole», secondo la sociologa Egeria Di Nallo. «Ma per far parlare Bologna di se stessa - conclude - non useremo questionari ma cercheremo delle storie».