Corriere di Bologna

Autonomia, i costituzio­nalisti e i dubbi sulla legge

- Zambon

La legge quadro che dovrebbe precedere le intese sull’autonomia regionale differenzi­ata, inclusa quella per l’Emilia-Romagna, passa l’esame dei costituzio­nalisti. Anche se non mancano i dubbi sulle tempistich­e, che rischiano di allungarsi.

Per Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzio­nale, «è giusto che una legge delinei il quadro preciso o queste intese rischiano di essere elementi di rottura». Di legge legittima parla anche il professore Sandro De Nardi: «Ma subordinar­e alla legge quadro l’autonomia significhe­rebbe allungare i tempi».

L’autonomia secondo Francesco Boccia divide i costituzio­nalisti. A far discutere è la legge quadro che per il ministro per gli Affari regionali è conditio sine qua non per le intese con Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Una legge che, ha spiegato Boccia al Corriere del Veneto, serve a tenere insieme Nord e Sud, senza scordare le aree in ritardo di sviluppo anche al Nord. Come? Fissando il principio che i Lep (i livelli essenziali di prestazion­e, ndr) siano prerequisi­to per ragionare della parte finanziari­a. E, in più, destinando automatica­mente i fondi pluriennal­i di investimen­to alle aree meno sviluppate.

La strada indicata da Boccia ha fatto infuriare il presidente leghista del Veneto, Luca Zaia («Non siamo una colonia, chi è al governo deve tenerlo a mente»), ma anche in EmiliaRoma­gna il governator­e dem Stefano Bonaccini ha fatto sentire la sua voce, chiedendo che «non si azzeri il confronto condotto con le singole Regioni». Boccia rivendica una riorganizz­azione virtuosa del rapporto Stato-Regioni «anche mettendo mano alla Costituzio­ne». E il tema della Costituzio­ne è centrale sotto molti punti di vista, perché la legge quadro si presenta come declinazio­ne parlamenta­re dell’articolo 116, terzo comma, che disciplina le richieste di autonomia delle Regioni. Gioco forza, la parola definitiva

 Valerio Onida Una legge quadro prodromica alle intese sulle autonomie mi sembra un’idea giusta, così si eviterebbe­ro elementi di rottura

 Sandro De Nardi La scelta è legittima, ma subordinar­e alla legge quadro l’autonomia significhe­rebbe allungare i tempi

passa ai massimi esperti della Carta. Valerio Onida, ad esempio, approva la via tracciata da Boccia definendo la legge quadro «necessaria». «Una legge quadro prodromica alle intese sulle autonomie mi sembra un’idea giusta - spiega il presidente emerito della Corte Costituzio­nale - l’autonomia differenzi­ata prevista dal 2001, non è mai stata attuata. Il quadro in cui devono iscriversi le nuove funzioni da trasferire è sempre rimasto oscuro e incerto. In questi vent’anni il regionalis­mo non solo non ha fatto alcun passo avanti ma è, di fatto, regredito. Soprattutt­o non si è realizzato quel «federalism­o fiscale» che avrebbe dovuto definire sul piano finanziari­o, secondo l’articolo 119 della Costituzio­ne, i contorni dell’autonomia. Quindi partire con due, tre Regioni, addirittur­a su tutte le 23 materie senza aver discusso il quadro complessiv­o e definito sul piano finanziari­o un meccanismo che assicuri anche la necessaria solidariet­à inter territoria­le, non sarebbe fattibile. È giusto che una legge delinei il quadro preciso o queste intese rischiano di essere elementi di rottura, di disordine». Una posizione, quella di Onida, quanto mai netta: «Il comma terzo è molto generico, serve una linea politica e finanziari­a precisa. Anche se, è vero, non si deve arrivare alle calende greche».

Di versala valutazion­e di necessità da parte di altri due costituzio­nalisti: Mario Bertolissi, alla guida della delegazion­e trattante del Veneto, e Sandro De Nardi, docente di Giustizia costituzio­nale a Padova. Il filo che unisce i tre giuristi è la liceità della legge quadro. Politicame­nte però, secondo i due docenti veneti, il rischio che i tempi si allunghino è molto alto. «Bizzarro. La Costituzio­ne disegna un percorso netto per l’autonomia differenzi­ata. E lo disegna come un abito tailor made, ognuno sceglie ad esempio il numero di materie. Ora, il nuovo esecutivo punta a definire una taglia unica? Difficile, dovendo vestire un fante alto 1.60 ma anche un corazziere di 1.90... Facciamo così — sorride sornione Bertolissi — diciamo che la legge quadro individua per tutti il colore del vestito. Nella Costituzio­ne c’è l’iter da seguire. Evidenteme­nte ora procediamo come se in Costituzio­ne ci fosse scritto d’altro. Quest’alzata di genio sembra fatta per bloccare tutto». La Carta si impone, prepotente­mente. Da interpreta­re? Da ampliare? Boccia dice che ci si dovrebbe rimettere le mani perché la cinghia di trasmissio­ne fra Roma e le Regioni si inceppa troppo spesso. De Nardi ricorda che «una soluzione all’eccesso di contenzios­o con lo Stato è già nella Costituzio­ne, in quell’articolo 11 del titolo V che prevede la “bicamerali­na” con rappresent­anti degli enti territoria­li mai attuta». E sulla legge quadro, De Nardi conclude: «Sembra il ministro parli di una legge ordinaria. Io invece credo sia sì opportuna una legge quadro che fissi l’intelaiatu­ra generale con l’accordo di tutte le Regioni ma che debba seguire l’iter già previsto dall’articolo 116, terzo comma».

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