Il Pd vuole mettere il nome di Bonaccini nel simbolo elettorale
Il governatore torna a tendere la mano ai pentastellati. Mentre il partito lo blinda: il suo nome nel simbolo del Pd
Ci sarà il nome anche il nome di Stefano Bonaccini nel simbolo del Pd sulla scheda elettorale delle Regionali: una chiaro messaggio anche a chi, a Roma, continua a pensare che sia possibile ipotizzare un passo indietro del governatore per un’alleanza con il M5S. A cui ieri proprio Bonaccini è tornato a tendere la mano: «L’alleanza non è un tabù, ma bisogna trovare un programma condiviso».
Segnali di fumo, al M5S e a Roma, Pd nazionale incluso. Mentre i rumors romani continuano ad accreditare la ricandidatura di Stefano Bonaccini come l’unico ostacolo a un asse Pd-5 Stelle alle Regionali del 26 gennaio, dall’ Emilia Romagna il partito regionale e il governatore uscente tengono la posizione e ribadiscono a tutti che lo schema non si cambia. «L’alleanza può non essere più un tabù», dice il governatore uscente rivolgendosi al M5S. Mentre il Pd prepara una lista che abbia, già nel suo simbolo, il nome di Bonaccini: un chiaro messaggio a chiunque, a Roma, pensi di poter mettere in discussione il bis del governatore dem.
Il numero uno di Viale Aldo Moro è tornato a parlare di alleanza con i 5 Stelle ieri mattina, a margine della presentazione del Salone nautico che si terra’ a Bologna il prossimo anno. «Con un governo nazionale di questo tipo, tentare, dove sia possibile, di riprodurre un’alleanza simile può non essere più un tabù», sottolinea Bonaccini, convinto però che la strada da percorrere non è quella di un’alleanza fatta «solo per battere gli avversari, perché così si prendono in giro gli elettori, bisogna trovare un programma condiviso». «Se il Movimento 5 stelle è interessato, con tutte le forze disponibili, a costruire un nuovo centrosinistra — tende la mano il governatore emiliano-romagnolo — possiamo sederci per vedere ciò che unisce e ciò che divide e trovare una sintesi. Io penso sia fattibile».
Un’opinione condivisa dal Pd regionale, che non pensa minimamente alla possibilità di mettere in discussione la ricandidatura del governatore uscente per trovare l’intesa con il M5S. Non a caso il partito in Emilia-Romagna sta lavorando a una soluzione inedita, almeno da queste parti: un simbolo sulla scheda di voto che includa il nome del governatore, qualcosa come «Pd
Si aspetta l’esito del voto in Umbria, ma c’è anche la difficoltà di dialogo sul territorio visto che le decisioni del M5S vengono prese a Roma
per Bonaccini presidente» o giù di lì. Una scelta fortemente simbolica che è anche un chiaro segnale alle opposte diplomazie al lavoro nella Capitale: l’alleanza con il M5S va trovata senza mettere in discussione il nome di Bonaccini. Sia perché la strada per il bis del governatore è tracciata da tempo, sia perché la minima esitazione potrebbe rappresentare un potenziale disastro per il Pd e il centrosinistra.
Restano però due ostacoli che complicano la trattativa con i 5 Stelle lungo la via Emilia. Il primo strategico. Mancano meno di tre settimane al voto in Umbria, primo banco di prova sul territorio dell’asse Pd-M5S, ragion per cui ogni scelta arriverà quasi certamente alla luce di quel risultato. Il secondo paletto è diplomatico: con chi si confronta il Pd in Emilia-Romagna se il M5S è rimasto a metà di una riorganizzazione territoriale mai conclusa? Inevitabile che gran parte dei giochi passino da Roma, tra il nervosismo (sinora sopito) dei dem emiliano-romagnoli.