«Con il Real volevo giocare Sinisa è davvero speciale Vorrei ancora i trequartisti»
Lajos Detari, che effetto le ha fatto tornare a Bologna?
«È stata una serata bellissima, riuscita. E io sono stato davvero molto contento di tornare in città. Però..».
Lo ha già detto in campo: avrebbe voluto giocare. Era serio, quindi: non scherzava.
«È un peccato che alcuni di noi non abbiano avuto la possibilità di giocare con il Real, anche solo 15 minuti. Però, è stata una serata da ricordare».
Prima della sfida delle Leggende, sul tabellone dello stadio è passato il messaggio di Sinisa Mihajlovic.
«Mi auguro che vada tutto bene, perché lui è molto importante per Bologna e si vede quanto tutti gli vogliano bene. Come allenatore e come uomo è una figura speciale: spero che tutto vada per il meglio”.
Quanto pesa per una squadra non avere il proprio allenatore?
«Averlo ogni giorno al campo o nei 90 minuti della partita fa differenza, inutile nasconderlo. Conosciamo la situazione: mi auguro che Sinisa guarisca e torni presto in panchina».
Riesce a seguire il Bologna anche dall’Ungheria?
«Sì, a casa posso vedere tutte le partite e seguo sempre il Bologna. Mi pare che finora la squadra abbia fatto bene in queste sette partite, ottenendo vittorie importanti e un buon pareggio contro la Lazio. La serie A è molto dura, ogni punto va conquistato».
C’è un giocatore di questo Bologna che le ricorda Lajos Detari?
«Il calcio è cambiato: rispetto ai miei tempi ora il numero 10 non c’è più. Non c’è più un Del Piero o un Baggio, trequartisti che potevano fare la differenza in ogni momento. Così il gioco diventa troppo tattico e le squadre abusano del possesso palla: c’è molto meno spazio per la fantasia».
È Orsolini l’uomo più fantasioso del Bologna attuale?
«Lui è bravo, ma da solo non può fare nulla. Deve avere una squadra molto forte alle sua spalle, così può diventare un grande giocatore»
Nel 2019 dove giocherebbe Lajos Detari? La dirotterebbero in fascia?
«Probabilmente mi troverei bene nell’assetto della Juve di Maurizio Sarri, con due punte e un uomo alle spalle: quella posizione è simile a quella in cui giocavo io, da numero 10».