Effe a caccia d’identità (aspettando Sims)
Dopo la sconfitta di Varese, la classifica della Fortitudo può dire due cose del tutto diverse. La Pompea non è più capolista imbattuta, ma ribaltando il punto di osservazione è ancora a +4 dalla penultima, quindi comodamente salva. Tutto dipende dalle aspettative. Di certo, dopo la mazzata presa domenica, c’è soltanto che per passare «Da squadrone a squadretta», come aveva detto Martino, ci vuole davvero un attimo. La prima caduta della stagione ha raffreddato un ambiente che il due su due iniziale aveva reso incandescente, e rilanciato la domanda di fondo sorta dopo le prime due settimane di Serie A: qual è il vero campionato di questa Effe? A ridosso delle grandi, certo un gradino sotto ma autorizzata a coltivare il sogno playoff, o parecchio più giù, solo un po’ meglio delle avversarie molto deboli (se Pesaro e Pistoia sono queste, due vittorie di vantaggio sono già tante)? In mezzo ci passa un mondo di differenza. Risposte credibili se ne avranno solo sul lungo periodo, anche per questo il ciclo delle prossime tre partite (in casa con Treviso domenica, a Roma quella dopo, al PalaDozza con Pistoia la successiva), sulla carta tutte abbordabili, potrebbe dire qualcosa di interessante. Per tenere un passo importante, almeno un paio di queste tre vanno vinte. Il vero campionato dell’Aquila forse comincia proprio adesso: tra il botto della vittoria sulla Reyer e il ruzzolone di Masnago esiste probabilmente una via di mezzo, che andrà esplorata specie con avversarie alla portata. Stesso discorso su DeShawn Stephens, che probabilmente non è né l’iradiddio che si è abbattuta su Venezia né il giocatore insignificante spazzato via sette giorni dopo. Capire chi è davvero però comincia a diventare urgente, visto che il suo gettone scade ai primi di novembre (quattro le partite sicure, le tre già citate più Brescia in casa), mentre arrivano buone notizie da Henry Sims, che a breve dovrebbe tornare ad allenarsi. vinta), valanghe di punti segnati, tante emozioni, ma a soli 28 anni il ritiro. E il ritorno a casa, nel South Carolina, l’inizio di una nuova vita già è strano quando un cannoniere così egoista si trasforma in allenatore, di più se diventa una leggenda locale. Alla Calhoun County High School, condotta al record di 9 titoli dello stato del South Carolina (tre con in squadra il figlio), l’ultimo nel 2016, due stagioni intere imbattuta. «Sono nato e cresciuto qui, da sempre la comunità è orgogliosa di questa squadra che la rappresenta. Qui sono tutti tifosi dei Saints di Calhoun» spiega lui, che oggi ha 60 anni e non è più solo coach ma anche supervisore di tutto lo sport della scuola. A parte la parentesi italiana, ha in pratica trascorso tutta la vita in questo remoto angolo del sud-est (città più vicina Charlotte, due ore di strada), al liceo Calhoun. Che ha colori bianco-nero-rosso: una crasi tra Virtus e Pesaro. (E. S.)