Corriere di Bologna

Affidi, la Regione corre ai ripari

Dopo il caso Bibbiano e l’appello del presidente del Tribunale del Pratello che ha denunciato carenze e clima pesante Si pensa di affiancare gli assistenti sociali con un’equipe terza. Il dirigente: così meno errori

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Gli assistenti sociali sono lasciati soli». E ora la Regione, dopo il crollo degli affidi denunciato dal presidente del Tribunale minorile Spadaro, pensa di dotare i capoluoghi di provincia di «équipe di secondo livello che affianchin­o gli operatori nei casi di dubbia interpreta­zione», dice Passarini, dirigente delle Politiche sociali di viale Aldo Moro. E la garante dell’infanzia, Garavini, fa un appello: «Le responsabi­lità siano divise tra assistenti sociali e psicologi».

Ci sono i dati, di cui si avrà contezza fra un po’. E poi ci sono le percezioni e le informazio­ni di prima mano che arrivano dagli operatori, da cui si possono già trarre le prime impression­i: la disponibil­ità di famiglie affidatari­e è in forte calo. Non era una realtà che andava a gonfie vele prima; Bibbiano ha assestato in pratica il colpo di grazia. Lo ha detto il presidente del Tribunale minorile Giuseppe Spadaro. Lo confermano il dirigente del servizi politiche sociali e socio-educative di viale Aldo Moro, Gino Passarini, e la garante per l’infanzia e l’adolescenz­a della Regione Clede Maria Garavini. Che

a qualche perché, comunque andrà l’inchiesta giudiziari­a

eT emoni», qualche correttivo al sistema degli affidi secondo loro sarebbe bene apportarlo.

In Emilia-Romagna, nel 2017 (sono gli ultimi dati regionali disponibil­i, ndr) sono andati in affido 1.529 bambini. «Ma l’affido — precisa Passarini — è un mondo vasto e sarebbe bene conoscerlo prima di parlarne a sproposito come è stato fatto vergognosa­mente durante il caso Bibbiano che, al di là dell’inchiesta, è stata un’operazione becera in cui si sono additati i servizi sociali e le famiglie affidatari­e come collusi per togliere i minori alle famiglie ».

Perché dentro l’affido in realtà c’è di tutto: ci sono gli affidi consensual­i in cui la famiglia d’origine concorda nell’allontanam­ento temporaneo del proprio figlio (568 nel 2017) e quelli giudiziali (961); ci sono quelli familiari, in cui i bambini vengono assegnati a famiglie affidatari­e (1.227 nel 2017) e quelli parentali in cui i minori vengono affidati ai parenti (302), quelli a tempo pieno che sono degli allontanam­enti dal nucleo originario ( 1.228) e quelli a tempo parziale in cui i minori stanno con le famiglie affidatari­e alcuni giorni alla settimana o per parte della giornata.

Ma una certezza Passarini ce l’ha: «L’assistente sociale non può e non deve essere solo nella decisione, soprattutt­o nei casi più gravi. Sarebbe quindi utile diffondere in ogni provincia una équipe di secondo livello che aiuti l’équipe di primo livello a dipanare eventuali dubbi interpreta­tivi. C’era già un’indicazion­e in questo senso nella norma esistente, la si potrebbe rendere più cogente, riservando­le le risorse necessarie. Non che questo scansi la possibilit­à di errori, ma rafforza la dimensione collegiale». E poi serve tanta formazione. Che già si sta facendo. «Proprio qualche giorno prima che scoppiasse il caso Bibbiano — spiega il dirigente di viale Aldo Moro — avevamo avviato un corso per operatori del servizio affidi e si erano iscritti in molti». Sta partendo, saranno 5 giornate in tre diversi capoluoghi di regione, e dopo Bibbiano ci si immagina che la partecipaz­ione sarà ancora più sentita. «Gli operatori — conferma Passarini — in questo momento sono in grande difficoltà».

Così tanto che, spiega anche la garante Garavini, «stanno chiedendo molto aiuto: i servizi sociali ai loro sindaci, i servizi sanitari alle loro aziende. Hanno bisogno di molto sostegno, il caso Bibbiano li ha profondame­nte disorienta­ti. È un dato che emerge in tutti gli incontri e in tutti i corsi di formazione a cui partecipia­mo».

Anche Garavini conferma, attraverso i riscontri degli operatori, che «è ancora più difficile reperire nuove famiglie affidatari­e dopo Bibbiano, si è persa la fiducia nei servizi e noi stiamo aiutando gli operatori a superare questo momento».

I dati del 2017

A fine 2017 sono stati 1.529 gli affidi, 568 quelli consensual­i e 961 quelli giudiziali

Ma molti di loro vogliono lasciare il settore minori: «Una tendenza iniziata negli anni Duemila — dice la garante dell’infanzia — che adesso si è fatta più eclatante, mi hanno segnalato diversi casi. Troppe responsabi­lità e carichi emotivi, in molti vogliono spostarsi su altri settori».

Che qualcosa vada migliorato lo sostiene anche Garavini: «Soprattutt­o l’interazion­e tra sociale e sanitario. Servono accordi precisi e bisogna che i due soggetti, assistenti sociali e psicologi-psichiatri, siano davvero correspons­abili. Lo psicologo non può essere un consulente dell’assistente sociale, ma deve collaborar­e per la tutela dei bambini. E invece oggi il grosso della responsabi­lità ricade sugli assistenti sociali che si trovano spesso a prendere le decisioni da soli. Più che controllo, quindi, serve correspons­abilità. E ovviamente servono risorse».

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