Corriere di Bologna

Nar, Sisde e via Gradoli Le parti civili: nuova pista

I neofascist­i vicino alla prigione di Moro. I legali di parte civile: «Sentire nuovi testi»

- di Andreina Baccaro

Due covi dei Nar, nel 1981, in via Gradoli, a Roma, a due passi dalla prigione di Aldo Moro e da appartamen­ti in uso agli 007: una coincidenz­a? Gli avvocati di parte civile del processo Cavallini non pensano che sia così e chiedono alla Corte d’Assise che siano chiamati nuovi testimoni.

Estremisti di destra, Brigate rosse e servizi segreti, tutti nella stessa via anche se a distanza di pochi anni. È possibile che si tratti di una coincidenz­a che i Nar, condannati per la strage del 2 Agosto, nell’autunno dell‘81 avessero preso in affitto due appartamen­ti in via Gradoli 65, a Roma? Quella stessa strada, stretta e senza uscita, nella quale al civico 96 fu tenuto prigionier­o il presidente della Dc Aldo Moro rapito e ucciso dalle Br nel 1978.

Se lo sono chiesto gli avvocati di parte civile nel processo in corso a Gilberto Cavallini, che hanno depositato in Corte d’Assise una memoria con una corposa documentaz­ione in cui chiedono di ascoltare nuovi testimoni. Come Domenico Catracchia, amministra­tore unico della Immobiliar­e Gradoli spa, società controllat­a dalla Fidrev, copertura del Sisde, per stessa ammissione dei servizi segreti. Dunque, in entrambi gli edifici c’erano degli appartamen­ti in uso ai servizi segreti. È il nuovo collegamen­to evidenziat­o dagli avvocati di parte civile: la presenza di due covi dei Nar in via Gradoli era già emersa nei processi, ma la nuova memoria, incrociand­o documenti contenuti nei libri dell’ex senatore Sergio Flamigni pubblicati nel ‘98, con le relazioni delle commission­i d’inchiesta sul caso Moro e sulla P2, con le relazioni del Sisde all’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano sui fondi neri dei servizi segreti, portano alla luce il legame di quei covi dei Nar con le società di copertura dei nostri 007. Peraltro, fu lo stesso Catracchia ad affittare sia l’appartamen­to delle Br a Mario Moretti, che il covo ai Nar al civico 65. Covo nel quale i neofascist­i Francesca Mambro, Stefano Soderini, Giorgio Vale e Gilberto Cavallini architetta­rono l’omicidio del capitano della Digos Francesco Straullo nell’ottobre 1981. E Catracchia, sentito dalla polizia a novembre, disse di aver riconosciu­to i terroristi, ma rifiutò di firmare il verbale, dicendo di temere per la propria vita. Le parti civili chiedono che siano convocati anche i poliziotti che all’epoca individuar­ono i covi dei Nar in via Gradoli, ma si appostaron­o al civico sbagliato: il 96, cioè quello della prigione di Moro. Altra coincidenz­a è che durante il processo d’appello per la stazione, Enrico Tomasselli, tra i capi di Terza Posizione e braccio destro di Roberto Fiore, dichiarò di essere domiciliat­o in via Gradoli 96.

Con il processo Cavallini ormai avviato alla discussion­e finale, ieri il gruppo parlamenta­re di Fratelli d’Italia è tornato a chiedere ai presidenti di Camera e Senato l’istituzion­e di una nuova commission­e d’inchiesta sulla strage di Bologna e altri attentati internazio­nali, dopo la diffusione sull’Adnkronos di indiscrezi­oni che ipotizzano un collegamen­to tra i passaporti falsi usati negli anni 70 dal terrorista Carlos e altri terroristi palestines­i, e quello usato da una donna cilena nei giorni prima della strage in un hotel di fronte alla stazione di Bologna.

 ?? In stazione ?? La lapide nella sala d’attesa della stazione di Bologna che ricorda la carneficin­a del 2 agosto 1980, in cui morirono 85 persone
In stazione La lapide nella sala d’attesa della stazione di Bologna che ricorda la carneficin­a del 2 agosto 1980, in cui morirono 85 persone

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