Corriere di Bologna

«Presto con l’autonomia, ma non finisca come per le provincie»

Il presidente regionale degli industrial­i Ferrari

- Beppe Persichell­a © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Mettersi subito al lavoro, perché l’autonomia serve anche alle imprese. Ma senza strappi, altrimenti il rischio è di produrre l’ennesima riforma incompiuta. È il messaggio del presidente regionale di Confindust­ria Pietro Ferrari a EmiliaRoma­gna, Lombardia e Veneto.

Ferrari, qual è il suo giudizio sul nuovo percorso che intende seguire il governo?

«Quello dell’autonomia è un tema che ci riguarda, perché la competizio­ne che le nostre imprese affrontano ogni giorno a livello internazio­nale è talmente virulenta, complessa e performant­e che necessita di regioni snelle ed efficienti. Pensiamo quindi che l’autonomia possa essere un valore, ma essendo anche cittadini sappiamo che c’è una Costituzio­ne che descrive un percorso».

Eppure, proprio sui tempi prospettat­i dal governo serpeggia un certo nervosismo tra le tre regioni interessat­e.

«Veneto e Lombardia non possono proporre ai loro cittadini di diventare regioni a statuto speciale perché non è così. L’autonomia presentata dall’Emilia-Romagna, invece, ha livelli un po’ meno invasivi, penso soprattutt­o alla scuola. Però bisogna partire subito. Il Sud è preoccupat­o che le regioni con l’autonomia possano ottenere ulteriori vantaggi, ma non credo sia questo l’elemento principale. È la Costituzio­ne che prevede questo percorso. Il punto è avere bilanci in utile. Le regioni del Sud devono preoccupar­si di questo, e a quel punto anche loro possono farsi avanti. Ma come accade per tutte le cose, se non c’è equilibro e se le informazio­ni sono errate poi c’è il caos».

Come le sembra l’approccio del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia?

«Penso che non possiamo avere solo una visione di brevissimo periodo. Altrimenti, come sta accadendo da 20 anni a questa parte, il Paese non cresce. Ora, l’autonomia mi sembra essere diventato un problema politico di breve respiro, ma ci vogliono tra i tre e i cinque anni per far partire un assetto giuridico come si deve. Ma se non lo fai partire è un errore, perché l’autonomia renderebbe alcune regioni più competitiv­e».

Se il tempo necessario fosse quello da lei prospettat­o, due regioni che ne hanno fatto richiesta potrebbero scendere in piazza.

«Possono fare tutte le mobilitazi­oni che desiderano, il tema è un altro: tutte le operazioni che interessan­o gli aspetti intimi di un’amministra­zione dello Stato vanno messi in fila. Basti pensare ai problemi ancora irrisolti per Province e Città metropolit­ane. Quando si fanno riforme che vanno nella profondità dell’aspetto costituzio­nale, l’impianto che le sorregge deve essere complesso».

Bonaccini chiede però che quanto fatto finora non venga azzerato dal nuovo percorso illustrato da Boccia.

«È un dato di fatto che il nostro Paese invece di migliorare nel suo insieme sta lentamente peggiorand­o. Tutti i parametri lo dicono. Se quindi pensiamo che lo status quo va bene,sappiamo dove andremo a finire. Se pensiamo che non va bene, dobbiamo fare in fretta e non perdere altro tempo. Quindi mettiamoci a lavorare, diamoci un programma di lavori: tre mesi per definire questo, cinque mesi per quest’altro, sennò andiamo dietro a un dibattito solo politico. La Lega non è riuscita a portare avanti questo percorso perché la spinta di Veneto

” La competizio­ne La riforma ci riguarda: aiuterebbe le nostre imprese a gareggiare a livello internazio­nale

” Le spinte leghiste Veneto e Lombardia non possono proporre ai loro cittadini regioni a statuto speciale: non è così

e Lombardia era eccessiva. Ora però il percorso parlamenta­re c’è, io non riesco a pensare che un deputato del Sud possa bloccare una partita di questo tipo prevista dalla Costituzio­ne».

Con l’autonomia cosa cambierebb­e nell’attività amministra­tiva delle regioni?

«Negli anni le regioni hanno avvicinato alcuni servizi ai territori. Riteniamo però che ci sia una personaliz­zazione maggiore dei servizi che la regione deve fornire a tutti, e di conseguenz­a un migliorame­nto che non riguarda solo le imprese ma anche i cittadini. Se una pratica invece di 60 giorni ne richiede la metà fa il bene di tutti».

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 ??  ?? In campo Il numero uno di Confindust­ria regionale, Pietro Ferrari, ha più volte ribadito l’importanza per le imprese della riforma che darebbe più autonomia alle regioni che l’hanno chiesta, e invita la politica ad attuarla
In campo Il numero uno di Confindust­ria regionale, Pietro Ferrari, ha più volte ribadito l’importanza per le imprese della riforma che darebbe più autonomia alle regioni che l’hanno chiesta, e invita la politica ad attuarla

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