Corriere di Bologna

«Il caso Bibbiano ha congelato tutto, i bimbi soffrirann­o»

- Da. Cor. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Si sentono additate, giudicate, guardate di sbieco. «Ma noi abbiamo sempre creduto fortemente nell’affido come sostegno: per metà dei bambini che arrivano da noi, sono le loro madri che chiedono aiuto». Le famiglie affidatari­e, dopo Bibbiano, sono arrabbiati­ssime. E soprattutt­o preoccupat­e per il futuro di quei bimbi che, se dovesse passare troppo tempo, «avranno danni irreparabi­li e saranno adolescent­i e poi adulti problemati­ci». Rita Lacetera è rappresent­ante in Emilia-Romagna di tutte le associazio­ni di famiglie affidatari­e. E il suo quadro del post-Bibbiano è desolante: «I servizi sociali non contattano più le famiglie affidatari­e, sono congelati. Noi come associazio­ne è dal 27 giugno che non riceviamo più richieste, nemmeno per le emergenze. Non mi succedeva una cosa così da vent’anni. E tutto questo grazie alla campagna mediatica che c’è stata e che ha dato voce a genitori con gravi problemi che hanno cavalcato questa situazione».

Ma Lacetera, che di bambini in affido ne ha avuti tanti e tanti ne ha visti, azzarda la sua previsione: «Fra quattro o cinque anni arriverà la vera onda di questi bambini, lasciati in famiglie con gravi problemi, che diventeran­no da comunità psichiatri­ca». Ma lo tsunami-Bibbiano ha travolto anche le famiglie affidatari­e e ne ha minato l’immagine: «Le famiglie che adesso hanno dei minori in affido hanno dei dubbi, sono additate dalla gente per strada, si sentono accusate. È un grande dispiacere, perché l’affido in Emilia-Romagna ha sempre funzionato bene, ma è stato minato alla base».

Se Bibbiano, a detta di Lacetera, ha congelato più i servizi che le famiglie, per Alberto Pezzi, membro del direttivo di Famiglie dell’accoglienz­a, «questa vicenda ha congelato le disponibil­ità, abbiamo la percezione, che è più di una percezione a sentire i nostri centri sul territorio, che questo crollo delle disponibil­ità c’è stato davvero e siamo molto preoccupat­i. Le responsabi­lità a Bibbiano, se ci sono, vanno assolutame­nte perseguite, ma alla fine lo stesso Tribunale dei minori ha detto che, dopo le verifiche fatte, grosse anomalie non sono state riscontrat­e. Si sta facendo colpevolme­nte di tutta l’erba un fascio». E Pezzi sottolinea un altro dato: «In Europa siamo fra i Paesi con il numero più basso di bambini dato in affido, questo vuol dire che si usa l’affido con cautela, che ci sono Tribunali dei minori che lavorano bene e invece la politica in tutta questa vicenda ci ha messo dentro più di quello che avrebbe dovuto metterci». E adesso? «Dobbiamo raccontare quante belle esperienze ci sono con l’affido e restare in rete, perché le famiglie che restano in rete sono meno vulnerabil­i agli attacchi esterni».

Alfredo Caltabiano, presidente del Forum delle associazio­ni familiari dell’Emilia Romagna, di figli in affido ne ha due, oltre ai quattro avuti con la moglie Claudia. «Le semplifica­zioni — dice — hanno fatto dei danni, le associazio­ni di famiglie affidatari­e sono preoccupat­e per come è stata gestita tutta la vicenda. Si parla di interessi economici dietro agli affidi, ma l’affido è la cosa più lontana dal guadagno che ci sia, perché accogliere è molto faticoso, ma alla fine vincono tutti, soprattutt­o i minori». Caltabiano, dopo lo choc di Bibbiano, sta pensando di dedicare un evento all’affido. «Bisogna tornare a fare informazio­ne — conclude — perché criminaliz­zare questo istituto significa causare dei problemi proprio a bambini già fragili».

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Le proteste Una recente manifestaz­ione di protesta davanti al Tribunale minorile del Pratello contro gli «affidi facili»

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