«Oltre i confini» A Reggio Emilia scatti, archivi e opere della sua collezione E oggi Luzzara ricorda il «suo» scrittore
Uno scrittore fuori dalle categorie, capace di incrociare, con il suo umorismo inconfondibile, cinema, pittura, giornalismo, teatro, tv, fumetti e letteratura. Proprio oggi ricorre il trentesimo anniversario dalla scomparsa di Cesare Zavattini. «Za» come lo chiamavano gli amici, uno a cui come dote principale veniva riconosciuta la «fiducia continua negli altri». Convinto che per i tanti «vinti», protagonisti dolenti dei suoi soggetti, esistesse la possibilità di opporsi alla miseria della vita aggrappandosi a quegli aspetti invisibili ma meravigliosi che la realtà è capace di offrire. La sceneggiatura è stata solo una parte dall’immenso bagaglio di esperienze di un uomo che ha attraversato il Novecento.
Pittore, teorico del cinema, giornalista, scrittore, autore di programmi per radio e tv, di commedie teatrali e di poesie in dialetto luzzarese, inventore di nuove forme di cinema e di documentario. Esordiente alla regìa alla tenera età di ottant’anni dopo il trentennale sodalizio con Vittorio De Sica, che aveva fruttato Ladri di biciclette, Umberto D. e La ciociara. Nel 1982 con La veritàaa, dove Antonio, da lui anche interpretato, scappava dal manicomio in un camicione bianco per annunciare al mondo che ormai esisteva solo il «falso pensiero». Dopo aver constatato la vanità dell’impresa, decideva però di suicidarsi trattenendo il respiro.
Luzzara, il suo paese nella Bassa Reggiana, lo sta ricordando in queste settimane con l’iniziativa «Passaggi a livello», che si rifà a un suo omonimo testo nel quale Zavattini propone l’idea che la morte non sia la fine, ma solo un trasloco forzato in un luogo lontano, con l’obbligo di non farsi mai più vedere dalle persone care. Ispirandosi a un concorso di barzellette indetto da lui stesso nel 1956, sono stati raccolti tra i cittadini aneddoti, racconti brevi e storie. I migliori dieci testi saranno letti oggi alle 16.30 nel Teatro Sociale dall’attore bolognese Vito e poi valutati da una giuria di cui fa parte il giornalista Gianni Mura. Anche Rai Storia lo ricorderà stasera alle 22.40 con il documentario Mondo Za. I luoghi di Cesare Zavattini, dedicato alla provincia padana. Con i suoi appunti e i suoi diari, la sua voce e il suo dialetto, a «disegnare» una mappa concreta del suo mondo.
Tra un paio di mesi poi, a metà dicembre, Reggio Emilia, a Palazzo Da Mosto dal 14, ricorderà il ruolo di Zavattini all’estero, nel clima della Guerra Fredda e delle grandi contrapposizioni ideologiche. L’esposizione «Zavattini oltre i confini. Un protagonista della cultura internazionale» proporrà infatti un itinerario che porterà Zavattini al di fuori dei nostri confini, facendone emergere il ruolo cruciale di formidabile diffusore della cultura italiana del secondo Novecento e in particolare del neorealismo.
Grazie alla sua intensa partecipazione a convegni e corsi di formazione nei paesi decolonizzati, alle collaborazioni con riviste e alle co-produzioni cinematografiche. Il progetto, curato da Alberto Ferraboschi, indagherà l’attività svolta da Cesare Zavattini nei diversi ambiti artistici e geografici ma approfondirà anche degli aspetti poco noti. Come il viaggio sulle orme di Vincent Van Gogh o i suoi rapporti con lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez e gli ambienti cosmopoliti ebraici.
Nell’esposizione confluiranno migliaia di carte originali, dattiloscritte e manoscritte e annotazioni autografe, insieme a fotografie, video, manifesti e libri. La mostra sarà poi arricchita da alcuni dei suoi inseparabili oggetti: la macchina da scrivere, il basco e la borsa da viaggio. Oltre a 150 quadri provenienti dalla Pinacoteca di Brera, facenti parte della celebre collezione di «8x10» che Zavattini aveva raccolto negli incontri con alcuni tra i più importanti artisti del secolo scorso. Come Giacomo Balla, Antonio Ligabue, Alberto Burri, Enrico Baj, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Bruno Munari, Gillo Dorfles, Mario Sironi, Fortunato Depero, Filippo de Pisis, Michelangelo Pistoletto e Mimmo Rotella. L’ultima sala sarà dedicata agli scatti inediti di uno dei maggiori fotografi italiani, Gianni Berengo Gardin, realizzati in occasione del lavoro che ripropone la Luzzara di Zavattini nel libro fotografico «Un paese vent’anni dopo».