Il dentista curdo-bolognese «Tornerò a casa»
Issamadden, rifugiato politico da anni in città
Dice che tornerà presto a «casa», negli ospedali, per aiutare il popolo curdo. David Issamadden, dentista originario del Kurdistan iracheno ma da anni a Bologna, vive questi giorni con angoscia: «Dell’Europa non ci fidiamo, ci usano solo quando serviamo».
Da quasi cinquant’anni vive in Italia, a Bologna si è laureato e in Bolognina ha uno studio di dentista. È stato direttore sanitario del Bologna calcio ed è presidente della comunità curda in Italia. A 67 anni David Issamadden, anche se giura di «sentirsi più italiano che curdo», non vede l’ora di tornare lì, nel Kurdistan ancora martoriato da un’invasione. «Appena sarà possibile cercherò di tornare laggiù, come ho sempre fatto nella mia vita, per portare aiuti umanitari e aiuto negli ospedali».
Dottor Issamadden, da quanto tempo è andato via dal Kurdistan?
«Sono originario di Kirkuk, nel Kurdistan iracheno. Sono uscito legalmente nel 1972 e sono venuto in Italia per studiare Medicina. Ma poco dopo iniziò la persecuzione dei curdi da parte del governo di Baghdad, il regime di Saddam non ha mai rispettato i patti internazionali che riconoscevano la rivoluzione curda. Io avevo iniziato a fare politica qui a Bologna, le Nazioni Unite mi hanno riconosciuto lo status di rifugiato politico».
Cos’è successo in quegli anni alla sua famiglia rimasta in Iraq?
«Mio fratello è stato torturato perché io ero ricercato dal regime come dissidente e ogni volta che andavano a casa e trovavano lui lo imprigionavano, lo torturavano, ha avuto menomazioni gravissime, non è più riuscito a camminare bene, a lavorare, finché non è morto sette anni fa. Io spedivo lettere a casa scrivendo di non cercarmi, che non dovevano più considerarmi loro figlio, in modo che il regime li lasciasse in pace, ma non serviva. Sono tornato a Kirkuk negli anni ’90, dopo vent’anni, ma nel frattempo i miei genitori erano morti».
Oggi il suo popolo, in Siria, è di nuovo sotto attacco…
«Siamo amareggiati, avviliti, abbiamo perso la fiducia nell’Europa. Quello che succede al popolo curdo non interessa da sempre a nessuno, ci usano quando serviamo. Siamo stati perseguitati da quattro Stati: dall’Iran, dalla Turchia, dalla Siria e dall’Iraq e la comunità internazionale non ci ha mai rispettato. Ho sentito le parole di Federica Mogherini (Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e la sicurezza, ndr), ha fatto riferimento a “quello che succede in Siria del Nord”, non l’ha chiamata “invasione turca”. L’unica preoccupazione dell’Europa sono i prigionieri di Isis, ma la sorte di migliaia di profughi curdi costretti a scappare dopo aver resistito allo Stato islamico non interessa a nessuno».
In questi anni invece, che accoglienza ha ricevuto in Italia e a Bologna?
«Per fortuna l’Italia ha sempre avuto grande interesse per la questione curda, al contrario dei governi. Ci sono stati anche politici singolarmente, come Massimo D’Alema. A Bologna da anni grazie all’associazione Bologna Kurdistan raccogliamo fondi per gli orfani della regione di Garmian, nel Kurdistan iracheno, dove negli anni ’80 il regime di Saddam deportò e fece scomparire 182mila uomini, lasciando donne e orfani».
” Abbiamo perso fiducia nell’Europa, ci usano quando serviamo e poi ci dimenticano. Appena possibile andrò laggiù ad aiutare negli ospedali