Corriere di Bologna

Il dentista curdo-bolognese «Tornerò a casa»

Issamadden, rifugiato politico da anni in città

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dice che tornerà presto a «casa», negli ospedali, per aiutare il popolo curdo. David Issamadden, dentista originario del Kurdistan iracheno ma da anni a Bologna, vive questi giorni con angoscia: «Dell’Europa non ci fidiamo, ci usano solo quando serviamo».

Da quasi cinquant’anni vive in Italia, a Bologna si è laureato e in Bolognina ha uno studio di dentista. È stato direttore sanitario del Bologna calcio ed è presidente della comunità curda in Italia. A 67 anni David Issamadden, anche se giura di «sentirsi più italiano che curdo», non vede l’ora di tornare lì, nel Kurdistan ancora martoriato da un’invasione. «Appena sarà possibile cercherò di tornare laggiù, come ho sempre fatto nella mia vita, per portare aiuti umanitari e aiuto negli ospedali».

Dottor Issamadden, da quanto tempo è andato via dal Kurdistan?

«Sono originario di Kirkuk, nel Kurdistan iracheno. Sono uscito legalmente nel 1972 e sono venuto in Italia per studiare Medicina. Ma poco dopo iniziò la persecuzio­ne dei curdi da parte del governo di Baghdad, il regime di Saddam non ha mai rispettato i patti internazio­nali che riconoscev­ano la rivoluzion­e curda. Io avevo iniziato a fare politica qui a Bologna, le Nazioni Unite mi hanno riconosciu­to lo status di rifugiato politico».

Cos’è successo in quegli anni alla sua famiglia rimasta in Iraq?

«Mio fratello è stato torturato perché io ero ricercato dal regime come dissidente e ogni volta che andavano a casa e trovavano lui lo imprigiona­vano, lo torturavan­o, ha avuto menomazion­i gravissime, non è più riuscito a camminare bene, a lavorare, finché non è morto sette anni fa. Io spedivo lettere a casa scrivendo di non cercarmi, che non dovevano più considerar­mi loro figlio, in modo che il regime li lasciasse in pace, ma non serviva. Sono tornato a Kirkuk negli anni ’90, dopo vent’anni, ma nel frattempo i miei genitori erano morti».

Oggi il suo popolo, in Siria, è di nuovo sotto attacco…

«Siamo amareggiat­i, avviliti, abbiamo perso la fiducia nell’Europa. Quello che succede al popolo curdo non interessa da sempre a nessuno, ci usano quando serviamo. Siamo stati perseguita­ti da quattro Stati: dall’Iran, dalla Turchia, dalla Siria e dall’Iraq e la comunità internazio­nale non ci ha mai rispettato. Ho sentito le parole di Federica Mogherini (Alto rappresent­ante dell’Ue per la politica estera e la sicurezza, ndr), ha fatto riferiment­o a “quello che succede in Siria del Nord”, non l’ha chiamata “invasione turca”. L’unica preoccupaz­ione dell’Europa sono i prigionier­i di Isis, ma la sorte di migliaia di profughi curdi costretti a scappare dopo aver resistito allo Stato islamico non interessa a nessuno».

In questi anni invece, che accoglienz­a ha ricevuto in Italia e a Bologna?

«Per fortuna l’Italia ha sempre avuto grande interesse per la questione curda, al contrario dei governi. Ci sono stati anche politici singolarme­nte, come Massimo D’Alema. A Bologna da anni grazie all’associazio­ne Bologna Kurdistan raccogliam­o fondi per gli orfani della regione di Garmian, nel Kurdistan iracheno, dove negli anni ’80 il regime di Saddam deportò e fece scomparire 182mila uomini, lasciando donne e orfani».

” Abbiamo perso fiducia nell’Europa, ci usano quando serviamo e poi ci dimentican­o. Appena possibile andrò laggiù ad aiutare negli ospedali

 ?? In piazza ?? La recente manifestaz­ione in centro in sostegno del popolo curdo
In piazza La recente manifestaz­ione in centro in sostegno del popolo curdo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy