Corriere di Bologna

Quei giovani «Dilettanti Geniali» Arte e avanguardi­a dagli Ottanta

Foto, dischi e memorabili­a, da oggi al 5 gennaio al Padiglione de l’Esprit Nouveau

- P. D. D. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’altra faccia degli anni ‘80, lontana da qualsiasi forma di riflusso. Anni in cui le città della via Emilia, da Reggio Emilia a Modena per arrivare a Bologna, non sembravano poi così lontane dalle grandi capitali delle culture giovanili come Berlino, Londra e New York. Una stagione di sperimenta­zioni di linguaggi in un clima elettrico e avanguardi­stico che torna a essere raccontata nella mostra «Dilettanti geniali. Sperimenta­zioni artistiche degli anni Ottanta», che si inaugura domani alle ore 18 al Padiglione de l’Esprit Nouveau di piazza della Costituzio­ne. A quasi due anni dalla riapertura dopo il restauro, la ricostruzi­one fedele dell’edificio ideato da Le Corbusier per l’Expò di Parigi del 1925 accoglierà sino al 5 gennaio quello che l’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti preferisce chiamare «viaggio più che mostra».

Un resoconto della cultura visuale di quegli anni, con una selezione di materiali d’archivio, poster, riviste, vinili, dipinti, disegni e documenti riguardant­i musica, arte, design e fumetto, raccolti faticosame­nte per due anni contattand­o i vari protagonis­ti. La curatrice, la storica dell’arte emiliana Lorenza Pignatti, che oggi insegna a Milano, non nasconde di aver ricevuto anche dei rifiuti netti. Incontrand­o una certa diffidenza da parte di chi allora «si allontanav­a dall’ortodossia modernista dei decenni precedenti, in una fase di passaggio dalla controcult­ura alla cybercultu­ra, dall’undergroun­d al mainstream, in cui si inventavan­o nuove profession­i e nuovi stili di vita».

Molti di quei protagonis­ti, spiega Roberto Grandi, presidente dell’Istituzion­e Bologna Musei, «hanno poi seguìto ognuno una propria strada, spesso di successo, e hanno avuto poche occasioni di raccontars­i. Mi spiego così il rimosso che ha accompagna­to quel periodo». Il filo conduttore della mostra, però, non vuol certo essere la nostalgia. Con Mezzetti che suggerisce come titolo alternativ­o «Perché i giovani sappiano» e Grandi che ricorda come ancora oggi tanti ragazzi facciano riferiment­o a quanto accaduto allora.

L’atlante è composto da protagonis­ti di quegli anni come Francesca Alinovi, i Giovanotti Mondani Meccanici con il primo fumetto fatto al computer, i Cccp, Pier Vittorio Tondelli, il gruppo Valvoline e la fucina di WP Lavori in corso. E poi i Bolidisti, che disegnavan­o oggetti di design dove il dinamismo della civiltà delle macchine era sostituito dalla fase «elettronic­a». Con i manifesti da loro scritti, oggetti e memorabili­a tra cui la sedia Born in flames di Garattoni, il tavolo Andalu Andalu di Maurizio Corrado e disegni di Massimo Iosa Ghini.

O, ancora, Massimo Osti, il cui archivio, in parte, è ospitato nel China Design Museum di Zhejiang. Capace di contaminar­e il mondo della grafica con quello della moda utilizzand­o T-shirt come se fossero supporti per disegni e serigrafie con il brand Chester Perry. In seguito trasformat­o in C.P. Company, inventando sportswear e urbanwear pur essendo, ha scritto il padre della fantascien­za cyberpunk William Gibson «il più grande disegnator­e di moda maschile meno conosciuto dal consumator­e medio». Alessandro «Jumbo» Manfredini, che ha affiancato la curatrice e oggi insegna allo Ied dopo essersi mosso tra moda, editoria e musica con la band Ciao Fellini e il Quartetto Prampolini, anticipa infine che a febbraio uscirà una «Capsule Collection» dedicata a «Emilia Paranoica», che ha visto riuniti i quattro Cccp, e che la mostra sarà accompagna­ta da una fanzine scaricabil­e.

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Protagonis­ti Il fumettista, disegnator­e e pittore Andrea Pazienza I Cccp, band post punk di Reggio Emilia
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