Corriere di Bologna

Cura la leucemia e viene premiata Ma la ricercatri­ce resta precaria

Marilena Ciciarello lavora grazie all’Ail

- Di Marina Amaduzzi

Èuna ricercatri­ce pluripremi­ata, un’ematologa di rango che ha vinto per ben due volte l’Ash Giuseppe Bigi Memorial Award. Eppure a Marilena Ciciarello è ancora negato un posto fisso. Lavora ad Ematologia al Sant’Orsola, sostenuta dall’Ail.

È una ricercatri­ce pluripremi­ata, un’ematologa di rango che ha vinto per ben due volte l’Ash Giuseppe Bigi Memorial Award. L’ultimo premio, assegnato al miglior lavoro italiano all’ultimo congresso della Società americana di Ematologia, l’ha portato a casa il 10 dicembre con uno studio sui meccanismi che alimentano la leucemia rischiando di farla ritornare nonostante le cure. Eppure Marilena Ciciarello, calabrese trapiantat­a dieci anni fa a Bologna, non riesce ancora a 43 anni ad avere un posto fisso. Studia e lavora all’istituto di Ematologia Seràgnoli del Sant’Orsola-Malpighi, sostenuta dalla sezione bolognese dell’Ail, l’associazio­ne italiana contro le leucemie, attraverso il programma «Adotta un ricercator­e».

«L’Ail mi ha adottato davvero», spiega la ricercatri­ce, mamma di due bambine, che al Sant’Orsola lavora nel laboratori­o di terapia cellulare diretto da Antonio Curti, che fa parte del reparto di Ematologia guidato da Michele Cavo, lo stesso dove è stato curato l’allenatore del Bologna Mihajlovic, «mi supporta grazie a un programma che consente a cittadini e aziende di sostenere e il lavoro di uno scienziato. Nel mio caso si tratta di una signora francese che da molti anni vive a Bologna, Marie Paule Vedrine. La tengo informata sull’andamento della mia ricerca e la ringrazio nelle mie pubblicazi­oni. ma il sostegno di “Adotta un ricercator­e” dura un anno e a maggio l’anno scade».

Dopo il dottorato e la scuola di specializz­azione a Roma dove ha lavorato in un laboratori­o del Cnr con una borsa di studio della Firc, la fondazione dell’Airc, associazio­ne italiana per la ricerca sul cancro, nel 2009 è arrivata all’istituto Seràgnoli con l’assegno di ricerca figlio della legge Gelmini che dura sei anni. «Poi non è più possibile rinnovarlo — spiega la ricercatri­ce —. È arrivato quindi il programma di BolognaAil e a maggio dovrebbe essere rinnovato per un altro anno. Il problema non è trovare fondi, ma con queste tipologie di contratto non posso candidarmi e accedere a programmi di finanziame­nto ministeria­li o europei perché non ho una posizione per farlo». E dire che il ruolo l’avrebbe eccome. Ciciarello infatti ha ottenuto anche l’abilitazio­ne nazionale al titolo di professore associato. «La situazione nell’università italiana è quella che sappiamo — racconta — non c’è neppure la volontà di migliorare la situazione degli assegnisti di ricerca come me che dopo 6 anni scadono. Al contrario degli istituto di ricerca dove i precari sono stati stabilizza­ti grazie alla legge Madia».

Insomma, un paradosso del quale sono vittime menti eccellenti che fanno fare passi importanti alla ricerca, italiana e non solo. Il campo di Marilena Ciciarello è di grande attualità e non a caso ha vinto il premio negli Stati Uniti per la seconda volta, dopo il 2015. «Fino a qualche anno fa la ricerca sulla leucemia acuta mieloide era concentrat­a sulle mutazioni delle cellule del sangue, mentre noi ne studiamo il linguaggio. Le cellule leucemiche usano la stessa molecola, l’interferon­e gamma, usata dalle cellule normali per comunicare tra loro e rendere la risposta immune efficace. La usano a loro vantaggio, “resistendo” quindi alla terapia». Una ricerca importante che porta avanti, ci tiene a sottolinea­rlo, insieme a colleghi dell’Istituto tumori di Milano, dell’Irst di Meldola e dell’Università di Nottingham. «Spero solo — conclude — che il governo voglia risolvere la situazione di tanti ricercator­i come me, abbandonat­i e senza sbocchi».

” Progetti di ricerca Il problema non sono i fondi ma il ruolo senza il quale non posso accedere a programmi ministeria­li

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