Specchi, ombre, visioni per rileggere frammenti di realtà
Al Cubo Unipol dal 20 gennaio «One too free» la prima retrospettiva italiana di Alessandro Lupi nell’ambito di «Art City»
Il centro della ricerca artistica del genovese Alessandro Lupi, che da anni vive e lavora a Berlino, parte dalla luce, sviluppandosi con installazioni e nuove tecniche. Ogni lavoro dell’artista quarantaquattrenne si concentra sulla possibilità di offrire allo spettatore un punto di vista contrario a quello prevedibile. «One Too Free. Specchi ombre, visioni» è il titolo della mostra personale dedicata a Lupi e curata da Ilaria Bignotti, progetto principale del programma «das.03». Inserita nell’ambito di «Art City» e ospitata dal prossimo 20 gennaio al Cubo di piazza Vieira de Mello 3.
La mostra, prima retrospettiva italiana dell’artista, trasformerà gli ambienti Spazio Arte di Cubo attraverso quattro grandi installazioni sitespecific, mai prima d’ora riunite ma strettamente collegate fra loro. «Nel mio percorso artistico - racconta Lupi - ho sempre pensato che la cosa più importante sia “inventare”, sviluppare tecniche e linguaggi che non siano esistiti prima. Nel 1996 ho inventato la tecnica “densità fluorescenti”, opere realizzate dipingendo fili nello spazio per creare forme tridimensionali vuote al loro interno. Poi anni dopo ho realizzato Eternal Skull con fili di canapa, legno e carbonato di calcio, che mi ha fatto riflettere su quanto l’origine del materiale degradabile abbia fatto perdere opere o creato diverse interpretazioni della storia».
La prima installazione, Frammenti di realtà è costruita dall’artista con anticipo rispetto alla mostra, per accogliere il pubblico all’esterno dello spazio. Dove, a seconda dell’ora e delle condizioni atmosferiche, una miriade di frammenti riflettenti si estende dai piani alti dell’edificio al verde del giardino. L’opera di Lupi, che si muove in un rimando continuo tra esterni e interni, invita a un percorso di scoperta oltre la soglia di Spazio Arte, dove altre tre installazioni coinvolgeranno tutti i sensi. In Ombre appariranno immagini discordi rispetto alle piccole sculture che le hanno generate. Seconds, seconda installazione all’interno, è formata da 61 congegni di orologi disposti su una parete, che dapprima si muoveranno a ritmi irregolari, producendo un rumore contrastante, per poi allinearsi in un ticchettio più puntuale. Antiego, ultima opera in mostra, è uno specchio dove non ci si può vedere. Di contro, apparirà cosa si muove attorno nel momento in cui si è davanti al campo riflettente.