«Lasciamo stare Don Camillo Il voto cattolico non è scritto»
Monsignor Perego a Salvini: prima gli italiani? Slogan che non ha senso
In tempi post-ideologici, con la Dc e il Pci relegati ai libri di storia, «meglio lasciar stare il voto di Peppone e Don Camillo». Se nel 2020 ci si vuole ancora confrontare con i personaggi creati da Giovannino Guareschi, casomai, bisogna farlo su un altro piano: «Quello dei valori fondamentali di questo territorio, che condividevano. E che devono restare centrali». L’arcivescovo di Ferrara, monsignor Gian Carlo Perego, non ha mai nascosto le sue critiche alla visione, politica e sociale, della Lega. Dai porti chiusi all’uso del rosario in politica, fino alla necessità di creare «un progetto politico nuovo e alternativo» alla visione del Carroccio,
l’arcivescovo ferrarese è spesso entrato in collisione con la narrazione salviniana. E lo fa anche alla vigilia dell’appuntamento elettorale, mentre il leader della Lega rivendica tanto il voto di Peppone, che quello di Don Camillo.
Eccellenza, in vista delle Regionali dalla Chiesa emiliano-romagnola sono arrivati due interventi dal sapore inedito. Sia la nota della Conferenza episcopale, che il documento dell’Osservatorio Giovanni Bersani, pur senza citare candidati o partiti, sono chiari nel tracciare una via «cattolica» al voto: accoglienza, Europa, critica a sovranismi e populismi. Sono indicazioni di voto?
«Il documento dei vescovi richiama innanzitutto alcuni punti chiari che la Costituzione ha attribuito come compiti alla Regione. Un primo punto, fondamentale, è quello di pensare a una regione che guardi all’Europa, perché l’Emilia-Romagna cresce nelle misura in cui si sente parte di questa Europa costruita negli ultimi 50 anni, chiudersi sarebbe un’ingenuità. Poi c’è un secondo aspetto fondamentale, che riguarda l’attenzione alle persone più deboli. C’è un tema di solidarietà che ci sembra importante in questo momento, non bisogna dimenticare che c’è un tessuto che si è indebolito».
Solidarietà per tutti, migranti inclusi, e senza corsie prioritarie?
«Lo slogan “prima gli italia
” Ciò che conta di Peppone e Don Camillo oggi non è il loro voto, ma che condividevano i valori di questo territorio
” Non credo che il voto del 26 gennaio sia una linea del Piave, ma mi aspetto che ci sia più partecipazione rispetto all’ultima volta
ni” non ha senso in un contesto regionale che ha bisogno di essere attento a tutti: la famiglia in difficoltà, lo studente che viene da un’altra regione, i lavoratori che arrivano da altri Paesi. L’attenzione non deve venir meno anche per chi non ha voce. L’altro aspetto centrale, e che è cresciuto in questa regione, è quello della sussidarietà. Bisogna fare rete tra tutte le competenze e le opportunità, senza sposare campanilismi o particolarismi».
Stefano Bonaccini ha ringraziato i vescovi per aver riconosciuto «i passi avanti» fatti in Emilia-Romagna, Matteo Salvini si è detto certo che i cattolici voteranno per lui. Vi stanno tirando per l’abito talare?
«Sulla scheda elettorale si indicano il candidato e la lista per cui si vota, non c’è un segno per specificare chi è la persona che ha votato. Non so come si faccia a dire se è un cattolico o meno. E poi nel mondo italiano, dove una persona su dieci frequenta la comunità in modo regolare, gli altri nove, se sono cattolici, lo sono soprattutto per aver ricevuto il battesimo. Credo siano generalizzazioni che non hanno molto senso. Ha più senso capire per quali ragioni una persona vota un partito piuttosto che un altro. E domandarsi se certe parole chiave che attirano l’elettorato costruiscano anche un’Italia del bene comune per tutti. Quella di noi vescovi non è un’indicazione di voto, ma un richiamo sulla necessità di non perdere di vista alcuni elementi che hanno creato una situazione di sviluppo dal Dopoguerra a oggi».
Ma lei cosa si aspetta dal 26 gennaio? Le Regionali sono davvero la linea del Piave, anche per il governo, che molti hanno descritto?
«Non credo ci sia una linea del Piave, ma mi aspetto che ci sia più partecipazione al voto rispetto all’ultima volta, che non si perda interesse alla cosa comune. Spero anche che le persone non guardino solo ai propri interessi, ma agli interessi di un territorio che è importante per tutto il Paese».