La «coraggiosa» imprenditrice della canapa (con due lauree)
Il coraggio di querelare Matteo Salvini: Gessica Berti in queste elezioni regionali non poteva che correre nella squadra dei «coraggiosi» che appoggiano Bonaccini. Lei per prima, titolare a Budrio di un negozio che vende la cannabis light, ha risposto per vie legali al leader della Lega che alcuni mesi fa additò lei e i suoi colleghi come «spacciatori» e il loro store come «luoghi di diseducazione di massa». Dopo la sua querela ne sono arrivate altre 49. Ma il calo di clienti subìto dopo quelle dichiarazio ni è stato pesante.«Ufficiosamente pare che la questione sia ancora aperta e all’orizzonte potrebbe esserci una class action». Bolognese, 41 anni, con lunghi trascorsi in California, la Berti si presenta come la candidata della filiera della canapa. Ovviamente non canapa dotata di thc per essere fumata, ma per gli altri suoi innumerevoli utilizzi. «Questo non toglie il fatto che sia favorevole alla legalizzazione anche di ‘quella’ cannabis che sottrarrebbe alla malavita una fetta importante di introiti». Una battaglia ultradecennale, finora sempre persa. «Perché saltano fuori sempre i proibizionisti». «La cannabis è una risorsa, la destra no» è il suo slogan. Due lauree, una in psichiatria conseguita in California, l’altra in antropologia a Bologna. Poliglotta, si definisce su facebook dreamer, traveller, artist, tea drinker, hard reader, mystic chef & a dogged supporter of real life. Bullizzata da piccola, criticata oggi per «un abbigliamento non consono a una candidata», intende impegnarsi anche «per gli ultimi, i disperati, i disoccupati».