Corriere di Bologna

Ardone e «Il treno dei bambini»

Ambasciato­ri

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Ma è vero che i comunisti mangiano i bambini? Quella è la paura di Amerigo, bambino di un rione di Napoli, figlio di Antonietta Speranza, col padre perso da qualche parte in America per cercare lavoro, da molti anni. La madre, che non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena e che non vuole che lui fatichi a raccoglier­e «pezze» per pochi spiccioli, decide di mandarlo in affido al Nord, nell’Emilia rossa, in una delle famiglie che si sono offerte di ospitare i ragazzi miseri di un Meridione ancora più impoverito dalla guerra. Siamo nel 1946 e questa è un’iniziativa del Partito Comunista, che farà trovare nuove famiglie a tanti piccoli nel Nord e nel Centro Italia. Amerigo incontrerà, non senza difficoltà, una casa affettuosa e accoglient­e, che riuscirà a lenire il dolore per la distanza dalla madre e dal luogo natale. È stato definito bellissimo, importante per Napoli, capace di affondare le mani nel dolore, nella lingua, nel modo di essere di una città, appassiona­nte, scritto benissimo, il romanzo di Viola Ardone. Il treno dei bambini, pubblicato da Einaudi, sarà presentato oggi alle 17 alla libreria Coop Ambasciato­ri dall’autrice con Pier Luigi Bersani e Valerio Varesi. Riscopre qualcosa, in fondo, di antico come ha detto l’autrice in un’intervista, un concetto che «si è totalmente smarrito, cioè fare del bene a fondo perduto. Nel dopoguerra furono i semplici, alla fine, moltissimi contadini e artigiani, ad accogliere questi ragazzini. Oggi, quanti benpensant­i prenderebb­ero per sei mesi un ragazzetto venuto dal mare, sceso dalla Open Arms?». (ma. ma.)

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Dopoguerra Il romanzo è ambientato nel 1946

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