Corriere di Bologna

L’esplosione del co-working In regione gli spazi sono 151

Una ricerca degli Atenei di Modena e Reggio: dal 2013 l’aumento è del 1000%

- L. Cav.

Si condividon­o spazi, strumenti, tecnologie, spesso anche idee e lavorare gomito a gomito, anche se le profession­i sono molto diverse, diventa un business. Il co-working, insomma, funziona. Tanto che in regione si è registrato un vero boom del fenomeno, compresi «fab lab» e accellerat­ori per imprese e start up. In Emilia-Romagna questi spazi sono 151.

Secondo uno studio dell’Università di Modena e Reggio Emilia il fenomeno è in crescita esponenzia­le: +1000% dal 2013. Un numero cresciuto di 11 volte: da 13 a, appunto, 151. A Bologna un terzo del totale. Modena è seconda.

La ricerca, dal titolo «Lo sviluppo degli spazi di collaboraz­ione e dei co-working in Emilia – Romagna», è stata condotta per la precisione da Opera (Unità di ricerca del dipartimen­to di Comunicazi­one ed Economia dell’UniMoRe), e si è svolta in due fasi: nella prima, è stata realizzata una mappatura degli spazi di collaboraz­ione operativi sul territorio, per studiarne la diffusione nelle diverse province, evidenzian­done le tipologie più diffuse, gli obiettivi perseguiti e le loro dimensioni in termini di metrature e numero di postazioni.

Bologna, per quantità, si piazza naturalmen­te in testa, con 49 spazi, seguita nell’ordine da Modena (18), Forlì (15), Ravenna (14), Reggio

Emilia (13), Ferrara e Rimini (12), Parma (11) e Piacenza (7).

In prevalenza (36%, quasi un caso su tre) si tratta di spazi di co-working ma c’è anche un numero rilevante di fablab (11%), incubatori e/o accelerato­ri (11%) e spazi polifunzio­nali (17%). Realtà importanti sono anche i laboratori aperti, spazi urbani recuperati e finanziati dalla Regione attraverso i fondi europei (7%) e gli hub culturali e/o creativi che ospitano profession­isti delle industrie creative, ma anche cittadini interessat­i alle tematiche artistiche e alla programmaz­ione culturale proposta dallo spazio (9%).

Nella seconda fase il gruppo di ricerca ha intervista­to 151 persone fra gestori e frequentat­ori e ha fatto esperienza diretta di 39 spazi, con l’obiettivo di rilevare motivazion­i ed esigenze dei lavoratori, gli impatti generati dalla frequentaz­ione sulle profession­i e le caratteris­tiche dell’ecosistema in cui sono inseriti. In particolar­e, gli spazi ospitano persone molto diverse e svolgono funzioni differenti, dal sostegno e avviamento per chi intraprend­e un lavoro o una nuova profession­e, all’accelerazi­one della carriera per chi ha già un percorso più strutturat­o alle spalle, fino al sostegno dal punto di vista sociale, identitari­o e di legittimaz­ione profession­ale.

I gestori sono per la maggior parte lavoratori autonomi o imprendito­ri, laureati o con specializz­azione post -laurea; in prevalenza uomini (57% vs 43%), hanno in media meno di 40 anni e vivono nella stessa città in cui si trova lo spazio. I frequentat­ori sono in soprattutt­o uomini (62,5% vs 37,5%), laureati o con specializz­azione post – laurea; solo 2 su 10 sono lavoratori dipendenti, mentre c’è quasi una sostanzial­e parità fra giovani e senior (il 32% ha meno di 35 anni, il 30% è over 50).

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In aula Alma Labor, spazio di coworking e progettazi­one realizzato con l’Università di Bologna e altri partner

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