«Il mister sbaglia sponda»
L’ex allenatore Ulivieri, da sempre a sinistra: «Gli voglio bene e lui lo sa ma forse conosce poco le cose»
«Giusto schierarsi, chi non lo fa non partecipa. Ma sbaglia campo». Così Renzo Ulivieri, ex allenatore rossoblù, da sempre sostenitore della sinistra.
Renzo Ulivieri, cosa risponde all’endorsement di Sinisa Mihajlovic nei confronti di Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni?
«Credo che ognuno abbia la libertà di poter esprimere le proprie idee, quindi che anche un allenatore di calcio possa dire la sua: Sinisa non è criticabile da questo punto di vista. Io la penso in modo totalmente diverso da Salvini e dalla Borgonzoni: ho un altro concetto dell’uomo, del senso dello stare insieme e soprattutto di quanto riguarda la nostra Costituzione. Mihajlovic può schierarsi con chi vuole e ne ha diritto, così come noi abbiamo il diritto e secondo me anche il dovere, da uomini italiani che amano questa Costituzione e i principi secondo cui nasce, di dire che la pensiamo all’opposto».
Lei prese posizione, benché opposta, negli anni ’90. Com’è la politica di oggi rispetto a quella di allora?
«È diventata più cialtrona. Si va meno all’essenza delle cose e si punta sulla cura delle immagini: non conta tanto la sostanza quanto l’effetto immediato che ottieni con ciò che dici. Una brutta roba».
Per un allenatore così amato, è più coraggioso o più inopportuno prendere una posizione politica?
«Nessuna delle due, è un diritto. Come l’avevo io, ai tempi. Io sono qui a difendere il diritto di Mihajlovic di prendere posizione, poi nello stesso tempo grido “non gli date retta, perché è dalla parte sbagliata”. Forse conosce poco le cose. Io a lui voglio bene, ne volevo anche prima della sua malattia e lo stimo: noi discutevamo spesso, anche del bombardamento nei Balcani appoggiato dalla sinistra. Sono stato in quelle zone, entrare nel discorso della guerra nei Balcani è difficile, ma io ancora oggi dico beata quella scelta che riuscì a bloccare un eccidio di massa: anche se per una parte della sinistra di cui faccio parte non si doveva intervenire. Ma l’Italia non fece la guerra: diede l’unico avvertimento che si poteva dare».
Si disse che la sua presa di posizione la fece discutere con alcuni suoi giocatori.
Succederà anche a Sinisa?
«Non lo so, ma se non si discute è la fine. Anzi, un problema oggi è che si discute meno di una volta. Sicuramente negli stadi ho ricevuto tanti cori per il mio credo, mi cantavano sempre il coro “rosso di merda”, ma ho avuto anche lo striscione più bello della mia carriera, che conservo attaccato in casa: era Parma-Bologna, allenavo il Parma e una parte della tifoseria del Bologna mi fece trovare in garage lo striscione “Hasta siempre comandante Renzo”. Un regalo, la soddisfazione più bella della mia carriera. Ognuno si può schierare: chi non si schiera, non ha voglia di partecipare».
Al di là dello schieramento, l’impegno politico è ancora un valore?
«Deve esserlo. Anche ai tempi della Resistenza, c’era chi era dalla parte giusta e chi era da quella sbagliata: credo ancora oggi di essere dalla parte giusta. Quando mi dicono che a sinistra siamo presuntuosi, che abbiamo la puzza sotto al naso e crediamo di avere l’egemonia culturale, io rispondo che sono normale e che penso di avere ragione. Se capissi che la parte giusta è l’altra e non ci andassi, sarei un cretino. Quindi penso di avere ragione a stare dalla parte in cui sto: quella opposta a Mihajlovic».