Corriere di Bologna

L’arte della vita nuova

Castellucc­i va in scena al DumBo: domani e sabato il debutto

- Massimo Marino

«Qui non c’è libertà». Incomincia così il sermone scritto da Claudia Castellucc­i per La vita nuova, uno spettacolo firmato da Romeo Castellucc­i. Realizzato a Bruxelles per il centro Kanal, installato in un ex deposito della Citroën, replicato a Parigi, Vienna, Atene e in altre città europee, arriva in Italia, a Bologna, come momento centrale di Art City. Sarà rappresent­ato con quattro recite, andate esaurite in pochi minuti, venerdì e sabato alle 19 e alle 21 in un nuovo spazio culturale della città, un gigantesco vecchio deposito delle Ferrovie, lo scalo Ravone, in via Casarini 19.

Il regista più rappresent­ato in Europa (ma non in Italia), autore di opere capaci di incendiare e scavare l’immaginazi­one, trasformer­à un capannone in un polveroso parcheggio abbandonat­o. Si legge nel testo: «Un tempo, i vani ricavati dalle fondamenta degli edifici / servivano da depositi per cose ferme e silenti: / chicchi, larve, mosti, fermenti. / Era il posto delle sementi, / come questo garage, ad esempio, / con tutte queste auto spente».

Auto che saranno mosse da un piccolo popolo di uomini dalla pelle nera e dalle lunghe vesti bianche, simili a pastori protestant­i o a sacerdoti di antichi culti. Probabilme­nte a motore spento, saranno spostate, rovesciate, rivoltate a ruote all’aria. «Non è un’eco delle rivolte francesi o un messaggio ecologista», chiarisce alla presentazi­one Castellucc­i. «Non amo le immagini dall’interpreta­zione univoca, pubblicita­ria. Le figure hanno molti lati e forse i più importanti sono quelli nascosti dietro alle apparenze». E lancia subito un altro segnale: «Sarà ogni spettatore a farsi risuonare dentro lo spettacolo. Ogni interpreta­zione sarà ammissibil­e, giusta».

Questa azione è nata in uno spazio di archeologi­a industrial­e con grandi vetrate, in una zona di Bruxelles abitata da persone di colore. «Sapevo – continua – che sarebbe diventato un museo. E ho provato a fare qualcosa lavorando con il luogo come persona, come personaggi­o, dotato di uno spirito. Il sermone che si ascolta è solo una parte dello spettacolo, in francese con sovratitol­i. Con una certa vis polemica affronta il rapporto tra ornamento e arte, e quella grande spaccatura della storia dell’arte, tutta moderna, tra arte e artigianat­o. Svolgendos­i in un vecchio parcheggio, si respira un’aria di abbandono, malinconic­a. È come un errore di quella civiltà dell’automobile che ci avvolge, un luogo sbagliato in cerca di riscatto estetico ed esistenzia­le, una scommessa degli artigiani di rigenerare un luogo attraverso l’immaginazi­one, “per onorare la povera vita quotidiana”, come si legge nel testo. È un lavoro molto concentrat­o sull’atmosfera».

Uno spunto è stato trovato in Lo spirito dell’utopia di Ernst Bloch, dove si parla di riscatto esistenzia­le attraverso l’uso quotidiano degli oggetti. La vita nuova ha unito vari enti culturali cittadini, Mambo, Ert, il Comune, nella progettazi­one «che intreccia varie arti e dà vita a un nuovo contenitor­e culturale della città», ha commentato Lorenzo Balbi, direttore di Mambo. Con le povere vecchie auto abbandonat­e a ruote all’insù, a cercare di solcare nuove strade, forse più silenziose, nel cielo.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Autopark La scena di svolge in un parcheggio di auto dove un gruppo di uomini, fratelli, si dà convegno per inaugurare un modo nuovo, migliore, di stare insieme
Autopark La scena di svolge in un parcheggio di auto dove un gruppo di uomini, fratelli, si dà convegno per inaugurare un modo nuovo, migliore, di stare insieme

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy