La notte dell’amore e della passione «Tristan und Isolde» al Comunale
Oggi la prima apre la stagione. Macciardi: «Omaggio a Wagner con cinque opere»
Dura più di cinque ore, con due lunghi intervalli di mezz’ora ciascuna, ma le vale tutte. Tristan und Isolde inaugura oggi alle 18 la stagione 2020 del teatro Comunale, aprendo anche un ciclo in cui Bologna potrà riscoprirsi città wagneriana. Il sovrintendente Fulvio Macciardi annuncia infatti che nelle prossime stagioni rivedremo i titoli del compositore tedesco che furono rappresentati per la prima volta in Italia nella sala del Bibiena: in ordine, Lohengrin (il primo Wagner ad arrivare nel nostro paese, solo nel 1871), Parsifal, Die fliegende Holländer, Tannhäuser. Anche Tristan und Isolde debuttò a Bologna, nel 1888, in occasione della celebrazione dell’ottavo centenario dell’Università.
Sul podio ci sarà Juraj Valcuha, «per noi un punto di riferimento, un musicista che speriamo di poter continuare a ospitare, un artista che ogni volta porta una grande energia in questo teatro», dichiara alla presentazione il sovrintendente, ricordando le felici prove precedenti del maestro slovacco. La regia non è facile in un’opera in cui l’azione si riduce al minimo e il lirismo del testo e della musica acquistano il ruolo di protagonisti. Qui crea un apparato visivo che ben si sposa con Art City.
Come nell’edizione del teatro La Monnaie di Bruxelles, che coproduce lo spettacolo, è affidata all’estro figurale del regista Ralf Pleger, autore di film musicali, e dello scenografo Alexander Polzin, creatore di vere sculture in movimento. Il filtro d’amore accende la passione travolgente dei protagonisti contro ogni regola e convenienza, portando Tristan a tradire lo zio e sovrano, Isolde lo sposo, divenendo chiave d’accesso al subconscio.
Valcuha ricorda il rapporto che ha instaurato con Bologna: «È un’emozione particolare essere qui, anche per il legame che stringe la città a Wagner. Tristan und Isolde è una di quelle rare opere che hanno cambiato il corso della musica, come per esempio la Nona di Beethoven. Il “Tristan Akkord”, la prima armonia che si sente alla seconda battuta del preludio, ha fatto versare fiumi d’inchiostro. Wagner scriveva a Listz: ho in mente un’opera semplice, piena di vita intensa, che si nasconde. L’inizio è sospeso, una domanda, che si ripete, silenzio, ancora domanda e silenzio; la sospensione armonica di questo motivo si risolve dopo quattro ore su un accordo finale che non conclude ma sparisce. È l’apertura fuori dai confini della tonalità». E conclude: «È emozionante andare in buca e sapere che vi passerò quattro ore in presenza di questo capolavoro». I tre atti sono resi dal regista e dallo scenografo tedeschi rispettando il libretto ma cogliendo la portata psichica, psichedelica potremmo dire, di una storia in cui il filtro d’amore apre una nuova percezione della realtà, strappando i veli della vita quotidiana.
La prima sarà anche una festa per l’industriale farmaceutico Marino Golinelli, che compie cento anni e che con la moglie Marina finanzia questo titolo. «Sono legato al teatro – ammette – dalla passione per la musica e per Wagner in particolare. La musica è conoscenza: ci fa piangere, ci fa confrontare con il fine della vita. Ci insegna a guardare il futuro».
Protagonisti del primo cast sono Stefan Vinke (Tristan) e Ann Petersen (Isolde), in scena il 24, il 28 e il 31, sempre alle 18; secondo cast con Bryan Register e Catherine Foster, il 26 alle 15.30 e il 29 alle 18. In entrambi le compagini Albert Dohmen è Re Marke, Martin Gantner è Kurwenal, Ekaterina Gubanova è Brangäne. Il coro è preparato da Alberto Malazzi.