Corriere di Bologna

I grillini verso l’estinzione Resa dei conti dopo il tracollo

In 20.000 hanno premiato il voto disgiunto. Benini si consola con due consiglier­i, duro scontro con Bugani

- Mauro Giordano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«L’ottimismo è il profumo della vita». Da romagnolo doc Simone Benini cita Tonino Guerra e con il sorriso e l’entusiasmo che non gli sono mancati nella difficile campagna elettorale cerca di «parare» l’ennesimo tracollo del Movimento 5 Stelle in regione, per molti forse il definitivo. Una fotografia da 102.000 voti e il 4,74% delle preferenze di lista, delle quali solo 80.823 (3,48%) sono andate anche al candidato presidente: chiaro segnale di oltre 20.000 elettori che hanno preferito il voto disgiunto, «innegabile» secondo lo stesso Benini e in favore del governator­e Stefano Bonaccini. Anche a Imola, dove il M5S era riuscito a conquistar­e l’amministra­zione con Manuela Sangiorgi, dimessasi pochi mesi dopo tra le polemiche, le urne sono state impietose con un risultato del 3,12% e 17.000 voti. Ecco perché la soddisfazi­one per aver eletto le due «sentinelle utili» Giulia Gibertoni e Silvia Piccini, entrambe riconferma­te consiglier­e regionali, diventa un piccolo satellite nel confuso universo pentastell­ato a rischio Big Bang. Recriminaz­ioni,

polemiche e critiche accompagne­ranno il Movimento fino agli stati generali di metà marzo e lo scontro sarà duro. A Benini va dato atto di avercela messa tutta per salvare il salvabile e lo stesso va detto della Piccinini e della Gibertoni.

A disintegra­re con una clava quanto successo nelle urne domenica è Max Bugani, tra i big del Movimento in EmiliaRoma­gna, che intervista­to su La7 non ha risparmiat­o giudizi durissimi «sull’errore madornale di decidere di presentars­i»: il consiglier­e comunale bolognese e oggi componente dello staff della sindaca di Roma Virginia Raggi, era uno dei più accaniti sostenitor­i dell’ipotesi di non partecipar­e alla corsa alla Regione e ora è un fiume in piena. Durante la campagna elettorale ha preferito rimanere in disparte. «Vediamo come ci arriviamo a questi stati generali – spiega Bugani –. Se saranno un’occasione per rimettere in discussion­e tutto allora saranno utili. Ma se devono diventare una royal rumble con un unico sopravviss­uto non hanno alcun senso. Per un anno e mezzo ho lanciato questo grido di dolore in vista delle regionali. Ma si continua a negare l’evidenza». Rimostranz­e rivolte più ai piani alti del Movimento che a Benini ma che hanno l’effetto di scatenare la reazione di Gabriele Lanzi, senatore M5S e coordinato­re regionale. «Ho letto le dichiarazi­oni di Bugani, facciamolo questo nome – commenta Lanzi –. Caro Massimo il portavoce deve portare la voce non solo quando gli conviene ma sempre. Se non ci fossimo presentati avremmo avuto dimissioni in massa di consiglier­i comunali e la nostra non presenza avrebbe certificat­o il fatto che si voleva desistere per chissà quali motivi. Abbiamo salvato il Movimento».

Bugani però rincara la dose parlando di «follia allearsi con il Pd in Umbria e un disastro non aver organizzat­o gli stati generali prima del voto in Emilia-Romagna». Da Roma è stato il nuovo capo politico Vito Crimi a dare una personale lettura del voto in regione. «Credo che quanto successo in Emilia-Romagna con il voto disgiunto appartenga alla particolar­ità di quella elezione — ha spiegato ai giornalist­i —. Così polarizzat­a, da portare molti dei nostri elettori a schierarsi diversamen­te. Queste elezioni non cambiano il peso delle forze all’interno del governo. Ringrazio tutti coloro che si sono impegnati, adesso dobbiamo pensare al rilancio del M5S e non alla sua fine». Anche Benini replicando a Bugani ha risposto che «parlare di una Caporetto è sbagliato, anche perché noi ci siamo ancora e proveremo a imporre i nostri temi alla giunta di Stefano Bonaccini, sarà questo il nostro ruolo». A Benini va dato atto di avercela messa tutta per salvare il salvabile e lo stesso va detto della Piccinini e della Gibertoni.

Gabriele Lanzi Caro Massimo il portavoce deve portare la voce sempre, non solo quando gli conviene. Se non ci fossimo presentati avremmo avuto dimissioni in massa

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Leader e cavie In alto il candidato governator­e Simone Benini insieme a Luigi Di Maio, qui accanto Max Bugani, il bolognese che ora chiede di rimettere tutto in discussion­e

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