Corriere di Bologna

«Autonomia, eravamo nel caos ora si riparte»

Boccia: «M5s frenato dal Sud, a Natale ho fermato tutto. Ma adesso siamo pronti, a giorni la verifica di maggioranz­a poi la legge alle Camere» Poi le scuse

- Di Daniela Corneo

«L’autonomia è uno dei punti rilevanti del confronto politico all’interno della maggioranz­a che ci sarà a breve, tra la fine di questa settimana e la prossima. È questione di giorni ormai». Il ministro per gli Affari generali e le Autonomie Francesco Boccia risponde così al collega di partito, Stefano Bonaccini, che a poche ore dalla sua rielezione alla presidenza ha battuto cassa con Roma. «Prima di Natale alcune forze di maggioranz­a volevano fare ulteriori riflession­i, era una fase di caos e ho fermato tutto. Ora si riparte».

A qualche ora dalla sua (seconda) «incoronazi­one» a presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini lunedì già batteva cassa con Roma: «Ora l’autonomia, non farò sconti». «Se Bonaccini batte cassa non c’è problema, lui sa che sono solvibile». Più chiaro di così il ministro per gli Affari generali e le autonomie, Francesco Boccia, non poteva essere. Non si tirerà indietro, quindi, di fronte agli impegni assunti con il collega di partito che, ora che ha vinto la sfida elettorale contro la Lega, può fa sentire ancora più forte la sua voce con il governo gialloross­o. Vuole l’autonomia all’emiliana, la formula soft che aveva convinto, mesi fa, anche i più scettici.

Ministro, parliamo dei tempi. Qual è la posizione dell’autonomia nell’agenda politica della maggioranz­a?

«L’autonomia è uno dei punti rilevanti del confronto politico all’interno della maggioranz­a che ci sarà a breve, tra la fine di questa settimana e la prossima. È questione di giorni ormai».

A fine novembre, però, la maggioranz­a si è spaccata dopo l’intesa in conferenza Stato-Regioni.

«Quando mi sono insediato (a settembre 2019, ndr) ho trovato un tutti contro tutti: Nord contro Sud, sindaci metropolit­ani contro presidenti delle Regioni. Ora c’è unanimità tra Nord e Sud, destra e sinistra, sindaci metropolit­ani e Regioni. Il provvedime­nto è già pronto, è stato licenziato, è già andato in pre consiglio dei ministri. Mi sono fermato prima di Natale, perché alcune forze della maggioranz­a volevano fare ulteriori riflession­i: abbiamo ricevuto buoni contributi da tutte le forze politiche, a partire da Vasco Errani per Liberi e uguali; il M5S aveva avuto il consenso dal Nord ma una richiesta di approfondi­mento dal Sud. Era una fase di grande caos, io stesso avevo detto di aspettare un attimo. Ma ora siamo pronti a ripartire».

Se la maggioranz­a la settimana prossima darà il via libera, poi che succederà?

«Appena arriva il via libera dalla maggioranz­a, il disegno di legge va alle Camere che affrontera­nno tutti i nodi dell’autonomia. Il ddl può uscire con una larghissim­a maggioranz­a secondo me, se non con l’unanimità. Mi aspetto un ampio consenso da parte della forze politiche, perché ho avuto un approccio diverso rispetto al governo precedente: dal modello uno a uno di contrattaz­ione dello Stato con le singole Regioni, ho voluto che il campo di gioco avesse le stesse linee per tutte le Regioni che si siedono tutte insieme allo stesso tavolo. L’arbitro è la Costituzio­ne».

Quindi nessun ripensamen­to da parte del presidente Conte?

«Assolutame­nte no. Conte deve mediare tra le forze politiche, ma ha sempre sostenuto il progetto dell’autonomia. È stato lui, su mia richiesta, ad aprire la prima conferenza Stato-Regioni del 2020 e in quell’occasione mi ha ringraziat­o per il lavoro fatto sull’autonomia e per essere arrivati a un testo condiviso. Lui stesso ha ribadito che a fine mese, l’autonomia sarà uno dei temi prioritari oggetto del confronto con la maggioranz­a. L’autonomia è il modo migliore per rafforzare l’unità nazionale».

Ma in concreto come la si «vedrà» l’autonomia in una terra come l’Emilia-Romagna?

«Si accorceran­no dell’80% i tempi dei processi autorizzat­ivi nelle attività oggi intermedia­te dallo Stato. A 50 anni dalla nascita delle Regioni, lo Stato deve imparare a controllar­e e regolare i processi senza mettersi in mezzo. Lo Stato sanzionerà di più chi non è efficiente e sbaglia, ma darà più indennizzi a chi è efficiente. E poi si rafforzerà la perequazio­ne infrastrut­turale sui servizi: l’Emilia-Romagna deve sapere che ci sarà una lotta senza quartiere contro lo spopolamen­to delle zone interne e di montagna, garantendo a tutti i cittadini gli stessi servizi e, di conseguenz­a, gli stessi diritti».

Che cosa racconta (al Pd e al governo) la vittoria di Bonaccini alle elezioni?

«Racconta che la chiave giusta era fare la sinistra. Quando la sinistra fa la destra perde. Racconta che era necessario aprirsi a tutti, dai movimenti civici alle Sardine, parlando della vita della persone e dei servizi garantiti dalla regione e della storia stessa dell’Emilia-Romagna. È stato necessario parlare alle persone e andare in senso opposto a Salvini che ha provato a prendere in ostaggio l’Emilia-Romagna facendola diventare un test nazionale. Proprio perché abbiamo vinto grazie a Stefano, al Pd, e ai movimenti, ora dico di non illuderci, perché l’Emilia-Romagna ha una storia di Resistenza e un governo eccellente, ma l’Italia è complessa e non si può dare niente per scontato».

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L’asse Roma-Bologna Il ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, del Pd, e il presidente rieletto dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini

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