LE IMPRESE
«Stefano Bonaccini deve diventare il segretario del Pd. Deve. Ha tutti i requisiti per diventare il segretario». L’auspicio è di un imprenditore bolognese famoso in tutto il mondo, tra coloro che amano le auto di prestigio e i brand del lusso, e che non ha mai fatto mistero di aver votato in passato per Berlusconi e poi per Renzi e di condividere molte idee di Matteo Salvini. Ma ugualmente ha dichiarato in più occasioni di apprezzare Bonaccini per come ha governato questa regione. Parliamo di Tonino Lamborghini, figlio del leggendario Ferruccio, erede di un dinastia che nel mondo è appunto sinonimo di auto da sogno, che ha poi trasformato il nome di famiglia in un marchio dedicato ad accessori di lusso e design.
Dottor Lamborghini, da sostenitore di Salvini come giudica l’esito di queste Regionali?
«Non sono un sostenitore di Salvini. Ho detto solo che condivido molte delle sue idee. Avevo dichiarato, e lo confermo, che Bonaccini è un uomo che ha operato benissimo, non possiamo dire nulla delle nostra regione se non che è stata gestita molto bene. Quindi bene. Tra mezz’ora quando finisco la riunione gli mando due righe di congratulazioni, è stato bravo».
Quindi ha votato per lui?
«Non lo dico per chi ho votato,
Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna, proviamo a commentare il risultato di queste Regionali: la vittoria di Stefano Bonaccini su Lucia Borgonzoni è sembrata chiara fin dall’inizio dello spoglio. Se lo aspettava?
«No, devo dire che le premesse non erano sicuramente quelle di un distacco così marcato. L’aria che girava fino all’ultimo giorno era di un testa a testa, poi l’elettorato forse ha fatto altre valutazioni ed è finita cosi. Le urne sono sempre sovrane».
La riconferma di Bonaccini cosa rappresenta per il mondo cooperativo e, in generale, per l’economia regionale? questo principio. Si tratta di un ottimo strumento di confronto e di ascolto e bisogna sottolineare che Bonaccini ha lanciato questo tema, cioè quello della concertazione, in un periodo in cui non era molto di moda farlo, né a destra e né a sinistra. Era un tema che molti consideravano più un ostacolo che altro, quindi è una cosa doppiamente apprezzabile. Oggi il patto per il lavoro va certamente rinnovato nei contenuti, perché i temi sono diversi, ma il metodo ci aspettiamo rimanga lo stesso».
A proposito di temi: secondo lei quali devono essere ora le prerogative della nuova amministrazione?
«Un tema forte è quello dei trasporti e della viabilità: sulle nostre articolazioni stradali si scarica gran parte dei trasporti su gomma delle regione, serve un potenziamento della rete. A maggior ragione se si pensa che per questo territorio l’export ha grande importanza. Poi c’è il tema dei servizi socio-assistenziali: la popolazione sta invecchiando e necessita di misure ad hoc, senza dimenticare l’altra questione importante di questo periodo, cioè la non natalità».
Salvini mesi fa non ha risparmiato critiche nei confronti del mondo cooperativo, poi nel tempo ha ammorbidito la sua linea. Lo ha notato anche lei?
«Girare per l’Emilia-Romagna gli avrà fatto bene, si sarà reso conto che a volte si vive di mitizzazioni e quella dell’appartenenza del mondo cooperativo ad una determinata parte politica è una mitizzazione. Certo, ognuno ha la sua storta, però oggi il sistema delle imprese cooperative è un sistema svincolato dalla politica. È un sistema che sa proporre idee e che sa confrontarsi con tutti, a prescindere dal colore politico del suo interlocutore».
Da queste elezioni emergono chiaramente due vincitori: Bonaccini (più del centrosinistra e del Pd) e l’affluenza, mai così alta. Ma chi è il vero sconfitto?
«Da cittadino che ha votato e che si è fatto una sua idea, forse il tema dei Cinque Stelle è quello più forte. Almeno così dicono i numeri. Probabilmente l’idea di un’antipolitica a tutto tondo è diventata un po’ passata, pur riconoscendo che il Movimento 5 Stelle negli ultimi ha portato in politica anche stimoli positivi».