Corriere di Bologna

Risate e il segno della vittoria, gli spagnoli processano Igor «Se avessi voluto li avrei uccisi»

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Il sorriso sprezzante a favore di telecamere e fotografi, il segno della vittoria ostentato nonostante le manette ai polsi. Eccolo, ancora, Igor il russo. In diretta tv dalla Spagna, nel primo processo in quella terra dove ha fatto scorrere il sangue dopo l’incredibil­e fuga dall’Italia e dalla caccia all’uomo messa in campo dopo gli omicidi del barista Davide Fabbri e della guardia ecologica Valerio Verri, delitti per i quali è già stato condannato all’ergastolo a Bologna.

Eccolo, dunque, Norbert Feher: jeans, giacca nera, capelli tagliati di fresco, sbarbato e con gli occhiali, mentre viene scortato in aula nella corte di Teruel, in Aragona, da sei poliziotti. Lo fanno accomodare nella gabbia di vetro blindato costruita appositame­nte per lui nel timore che potesse fuggire. Lo processano per i tentati omicidi di un agricoltor­e e di un fabbro che il 5 dicembre del 2017 ebbero la sventura di imbattersi nella sua traiettori­a criminale, in una latitanza passata tra vecchie casa di campagna vuote e casolari nelle desolate terre d’Aragona. In uno di questi se ne stava nascosto Igor quando sentì armeggiare alla porta e sparò contro i due malcapitat­i. Il prologo del triplice omicidio di due agenti della Guardia Civil e di un coltivator­e, freddati pochi giorni dopo.

Per i primi due reati il criminale serbo rischia 25 anni di carcere, 11 per ciascuno dei tentati omicidi e 3 per il possesso illegale dell’arma con cui fece fuoco. In aula era affiancato al di là del vetro da una interprete e, a sorpresa, ha deciso di parlare italiano. «Se avessi sparato per uccidere ora loro non sarebbero qui», ha detto secco, con l’arroganza che ha dimostrato anche in Tribunale a Bologna. Feher ha deciso di rispondere alle domande del giudice, ma non a tutte. Come già successo nel processo per i crimini italiani, sceglie accuratame­nte le risposte da dare. «Il giorno in cui ho sparato loro avevo con me due pistole. Al primo sparai solo come avvertimen­to, al secondo caso si ma non so dove lo colpì». Poi il giudice gli ha chiesto da dove veniva la Beretta che aveva con sé: «Dall’Italia ma non dico dove l’ho rimediata», si è limitato a rispondere Igor. Poi, a domanda, ha risposto di essere entrato in Spagna quattro mesi prima, il 21 settembre, una data già indicata nel processo di Bologna e di trovarsi a Teruel da circa una settimana.

Alla fine delle due ore circa di udienza, la corte ha chiesto 22 anni di condanna per Feher. I suoi avvocati hanno riconosciu­to come valide le accuse e le aggravanti ma hanno chiesto ai giudici di diminuire la pena complessiv­a a 15 anni. Le parti civili hanno chiesto 150 mila euro per i danni subiti. Poi il serbo ha chiesto di fare un’ultima dichiarazi­one: «La gente è stata influenzat­a dalla propaganda mediatica». Dopo questo dovrà affrontare il processo per triplice omicidio.

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In aula Norbert Feher nel processo in Spagna per due tentati omicidi nella gabbia di vetro costruita appositame­nte

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