Cinema e censura
«Erotismo eversione merce»: la nuova edizione degli atti dello storico convegno Oggi la presentazione all’Archiginnasio
Il Sessantotto tra le altre rivoluzioni propugnò quella sessuale. E uno dei mezzi che se ne fece veicolo fu sicuramente il cinema. «La censura che un tempo censurava un seno scoperto, ora è giunta a lasciar passare il dettaglio di un sesso in primo piano» notava Pier Paolo Pasolini nel suo intervento al convegno «Erotismo eversione merce», tenutosi a Bologna dal 15 al 17 dicembre del 1973, organizzato dalla Mostra internazionale del cinema libero di Porretta Terme e dalla Commissione cinema del Comune di Bologna e curato da Vittorio Boarini, che sarà poi il primo direttore della Cineteca.
Gli interventi di cineasti e intellettuali che parteciparono a quell’incontro sono stati ripubblicati ora in una riedizione della raccolta omonima, con nuovi scritti commissionati per riflettere sul tema a distanza di più di 45 anni, in un libro a cura di Fabio Francione pubblicato da Mimesis (pp. 260, euro 22). Sarà presentato oggi alle 17 nella sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio da Marco Antonio Bazzocchi, Vittorio Boarini e Fabio Francione. Ricorda Boarini, nell’intervista che fa da introduzione al volume: «Dunque, l’idea: è un ragionamento compiuto intorno alle spinte eversive degli anni Sessanta, soprattutto quelle spinte che liberano il desiderio, e sottolineo la mia preferenza a dire eversive di queste spinte entro gabbie istituzionali quando si parla in specifico di Eros. In definitiva all’epoca queste spinte eversive si aprono alla molteplicità e favoriscono nuove apparizioni nella società, tra cui l’idea della liberazione dell’Eros».
Il convegno ne seguiva altri due, realizzati nel 1971 e nel 1972, dedicati rispettivamente al cinema politico internazionale e italiano, con l’invito a riviste francesi e italiane a selezionare film che vennero proiettati. La formula doveva essere la stessa, ma per varie ragioni l’iniziativa si limitò al convegno. Oltre che di liberazione sessuale si parlò di mercificazione del sesso e della sua rappresentazione. Notava sempre Pasolini, riflettendo su un potere che ha consentito una falsa liberalizzazione: «L’ansia conformistica di essere sessualmente liberi trasforma i giovani in miseri erotomani nevrotici, eternamente insoddisfatti (appunto perché la loro libertà sessuale è ricevuta, non conquistata) e perciò infelici». E affermava Fernando Pivano, anche lei tra relatori come Guattari, Lattuada, Loy, Zolla e altri, la rapida mercificazione ha ridotto «la liberazione globale da ogni tipo di repressione e di lavaggio mentale» alla libertà di consumare.
Nel citarla, Oliviero Ponte di Pino, che scrive uno dei nuovi contributi, richiama anche un pensiero del filosofo Slavoj Zizek: «La vecchia situazione, nella quale la società è portatrice di divieti e l’inconscio di pulsioni sregolate, è oggigiorno invertita: è la società a essere edonista e sregolata, mentre è l’inconscio che regola». Una sintesi stringente di quello che è avvenuto in questo frattempo, con il dilagare del porno, in un processo che, nota il curatore, va da Gola profonda alle videocassette fino allo «streaming» e all’«on demand», nonché alla moltiplicazione dei canali video dedicati. Eversione in merce, eversione-merce che, mostrando tutto, trova una sua realizzazione nel cinema. Si legge ancora, tra i nuovi contributi, nell’intervento del filosofo Rocco Ronchi: «Il cinema è un atto di fede nel Reale, il cine-occhio, come l’inconscio freudiano, non conosce negazione, tempo, morte, contraddizione, ma solo affermazione ragliante, come l’i-o dell’asino, un’affermazione dal limite della stupidità». Contraddizioni, segnate anche dal passare del tempo e dal mutare dell’immaginario sociale, ben registrate in questo volume.