Corriere di Bologna

Morì dissanguat­o in una casa Acer, il gip archivia tutto

Accusati anche Merola e Acer. «Ma la manutenzio­ne spettava alla madre»

- An. B. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Si chiude con un’archiviazi­one, quattro anni dopo la morte di Alessandro Do Rosario, la tormentata vicenda giudiziari­a sul caso del bimbo di 9 anni che perse la vita in un alloggio Acer a causa del vetro di un finestra che, rompendosi, gli si conficcò in una coscia. Il gip Gianluca Petragnani Gelosi, il terzo ad essersi occupato del fascicolo dopo tre opposizion­i dei legali dei genitori del bambino, varie consulenze, una imputazion­e coatta e un incidente probatorio, ha stabilito che nessuno degli otto indagati, tra cui il sindaco Virginio Merola e i vertici di Acer, ha avuto responsabi­lità per la cattiva manutenzio­ne della porta finestra e la mancata sostituzio­ne del vetro non a norma.

Il bambino, che quel 5 agosto 2016 era solo in casa con il figlio della sorella di 4 anni, tentò di aprire la porta finestra con un calcio perché si era chiusa lasciando il nipotino fuori. Ma il vetro si ruppe in grandi lastre, una delle quali lo ferì facendolo morire dissanguat­o. Il perito del gip ha stabilito che l’apertura della porta era resa difficolto­sa «dall’ingranaggi­o della maniglia», a causa «dell’elevata usura di un singolo pezzo, la cremaglier­a connessa all’asta inferiore, causata dalle frequenti sollecitaz­ioni e forzature del movimento, con scorriment­o impedito dall’intasament­o del tombino a pavimento». Una catena di malfunzion­amenti che causarono una tragedia immensa.

” Il sindaco Al cospetto di un dramma simile l’unico commento è il silenzio

Eppure, scrive il giudice, sostituire la maniglia e pulire il tombino ostruito «rientrava nell’attività di manutenzio­ne ordinaria», in capo alla mamma del bambino, affittuari­a dell’appartamen­to e non all’azienda che gestisce l’edilizia popolare. Escono quindi dal procedimen­to il sindaco, i vertici di Acer e i tecnici della manutenzio­ne, perché «non può ritenersi che sussista un obbligo a carico del locatore che imponga un costante adeguament­o dei vetri alle più recenti norme». Dunque Acer non sarebbe tenuta a ripristina­re i vetri non a norma, quindi potenzialm­ente pericolosi, in tutti gli appartamen­ti di edilizia popolare della città che gestisce. Un punto su cui i legali della famiglia, Giovanni Sacchi Morsiani e Simone Sabattini, avevano dato battaglia. Nell’inchiesta erano indagati per falso anche due consulenti del pm Antonello Gustapane, per una relazione errata sull’entrata in vigore della normativa sullo spessore dei vetri. Ma per il gip fu un errore «macroscopi­co» e «grossolano» senza dolo. «Al cospetto di un dramma simile, l’unico commento è il silenzio e il rispetto,profondo, del dolore» dice il difensore del sindaco Vittorio Manes. Per l’avvocato Guido Magnisi, difensore dei due ex presidenti e legali rappresent­anti di Acer, «pur esprimendo grande soddisfazi­one per la ricostruzi­one anche in diritto operata dal gip, rimane la tristezza per la morte così atroce di un bimbo».

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In alto la finestra della casa Acer di via Benini il cui vetro si ruppe e il piccolo Alessandro Do Rosario
Tragedia In alto la finestra della casa Acer di via Benini il cui vetro si ruppe e il piccolo Alessandro Do Rosario
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