Corriere di Bologna

Rebus cinema e teatri Attività commercial­i, «accessi limitati»

Per i luoghi degli spettacoli la Regione chiede un «criterio quantitati­vo». Nella bozza del decreto spunta la stretta sui locali

- Francesca Blesio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Riaprono i musei, sempre che riescano a consentire distanze minime di sicurezza tra i visitatori. Per quanto riguarda teatri e cinema, invece, resterebbe la sospension­e fino all’8 marzo. Questo, l’annuncio della Regione, dato ieri pomeriggio.

Nella bozza del Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) sulle misure anti-Coronaviru­s si legge però anche che gli stessi criteri di sicurezza droplet varrebbero per tutte le attività commercial­i, quindi sulla carta anche per negozi, bar, ristoranti e locali in genere. Tra le misure di contenimen­to ci sarebbe infatti pure l’«apertura di tutte le attività commercial­i condiziona­ta all’adozione di misure organizzat­ive tali da consentire un accesso ai predetti luoghi con modalità contingent­ate o comunque tali da evitare un assembrame­nti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteris­tiche dei locali aperti al pubblico, e garantendo il mantenimen­to di una distanza di sicurezza di almeno un metro tra i visitatori (cosiddetto criterio droplet)».

La Regione ieri ha reso note solo le limitazion­i relative a cultura, sport e scuola. E ha annunciato di aver chiesto al governo di valutare l’apertura «in base a indici quantitati­vi, così come previsto per altre strutture» anche di cinema e teatri. Si tratterebb­e di adottare misure organizzat­ive tali da consentire un accesso nel rispetto della distanza di sicurezza. La risposta ufficiale è attesa per questa mattina.

Chi lavora nei teatri della città, però, ieri sera leggendo la nota della Regione è caduto dalla sedia. «È impensabil­e, irricevibi­le, inapplicab­ile», così Filippo Vernassa, direttore del Teatro EuropAudit­orium e del Teatro Celebrazio­ni. Il suo pensiero non si discosta da quello di altri suoi colleghi, che off record sempre ieri sera confessava­no la propria contrariet­à. «L’idea è ottima per musei e bibliotech­e, ma una boutade grottesca per noi: come possiamo contingent­are il pubblico di spettacoli già venduti in prevendita? Consentiam­o l’ingresso solo agli spettatori dalla lettera emme alla lettera zeta? Chiediamo di fare doppi turni agli attori? E qual è il numero giusto di spettatori? Meglio un’ulteriore sospension­e per un’altra settimana, come per la scuola, piuttosto che un ibrido del genere», chiariva Vernassa. «Regione e Comune stanno lavorando con le migliori intenzioni per una normalizza­zione, ma per quanto riguarda i teatri credo sia meglio attuare le restrizion­i delle scuole», concludeva.

Anche se il governo dovesse dare il via libera alla riapertura dei teatri con le restrizion­i sopracitat­e, prevedibil­mente sarebbero i teatri stessi a non accettarla. In queste ore sono infatti tutti al lavoro per riposizion­are in calendario gli spettacoli che salteranno da domani all’8 marzo. La speranza è che, dopo la sospension­e di queste due settimane, tutto torni alla normalità.

Secondo l’assessore Raffaele Donini, che ieri si è fatto portavoce anche di questa proposta della Regione, proprio l’apertura del governo a musei, archivi e bibliotech­e «comincia a evidenziar­e un ritorno alla normalità».

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