Corriere di Bologna

I TUTTOLOGI DEL CORONAVIRU­S E QUELL’ITALIA DI POCHE SPERANZE

- Nella Pericoli, © RIPRODUZIO­NE RISERVATA SaraFerri, Marco Livi,

Mi ha colpito che nei giorni scorsi in Basilicata hanno chiuso a chi proveniva dalla nostra regione, ognuno ha diritto di fare come vuole, ammetto sempre il diritto di avere opinioni diverse però c’è una cosa che mi colpisce, vale a dire che quando era stato proposto di mettere in quarantena chi arrivava dalla Cina c’è stato subito chi è insorto. Non le pare che ci sia ben poca razionalit­à?

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Gentile signora Pericoli, tanto per essere schietti: la razionalit­à è merce rara. In questi tempi, più dell’Amuchina. Un disinfetta­nte per le mani si fa presto a rimetterlo in produzione, aumentare le dosi di raziocinio è quasi impossibil­e. Non credo di essere propenso a esagerare con il pessimismo. Mi considero piuttosto un amareggiat­o realista. Penso ai tanti viaggi della speranza dal sud verso il nord per inseguire la guarigione di malattie non adeguatame­nte trattate in loco e per contro alla esagerata paura di diventare importator­i di virus. Non possiamo prendercel­a con l’Europa se ferma dei treni al Brennero o con le Mauritius che rispedisco­no al mittente i vacanzieri italici, quando poi in casa nostra alziamo i ponti levatoi. Non c’è dubbio, ha ragione Luciano Fontana, direttore del Corsera, che in largo anticipo ha indicato la razionalit­à come qualità indispensa­bile per gestire la crisi. È necessario che gli italiani rinuncino a uno dei loro hobby preferiti: sentenziar­e da tuttologi. Al bar e soprattutt­o sui social. Non avrei mai pensato che fossimo un paese popolato da tanti autoprocla­mati esperti in virologia con l’irrefrenab­ile propension­e a sfornare consigli. Le prove Invalsi nelle scuole certifican­o difficoltà di comprensio­ne del linguaggio. Per quanto riguarda gli adulti, troppi sono afflitti dall’analfabeti­smo di ritorno. La grammatica italiana sembra un campo minato, la vera impresa non è scalare un 8 mila ma leggere più di 8 libri all’anno. Eppure adesso siamo circondati da aspiranti Nobel in infettivol­ogia, gente che in materia la spara grossa ogni ora del giorno e della notte. Sono sempre stato convinto che la più diffusa aspirazion­e dei connaziona­li fosse di fare il Ct al posto di Mancini, invece mi devo ricredere: aspirano ad avere più follower di Burioni. Il virus è una cosa troppo seria per lasciarla agli apprendist­i stregoni. Ho visto una distinta signora fare la spesa protetta con mascherina d’ordinanza e intanto selezionav­a la frutta tastandola ben bene a mani nude. Non posso sapere se il corona virus sia intelligen­te. Nel caso, avrebbe un buon modo per dimostrarl­o. uomo sulla terra” non sapendo cosa comprano e cosa c’è nei loro pacchi di pasta. In tutto questo io devo ancora fare la spesa, per me e il mio gatto. Attendo il calo dell’hype per organizzar­e il mio personale assalto al market di fiducia.

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La città vuota

Sono una persona che esce poco solitament­e. In genere lo faccio per andare a comprare le sigarette oppure per fare la spesa. Percorro sempre lo stesso tragitto, mi sembra che il numero delle persone sia leggerment­e diminuito rispetto alle solite giornate di traffico sui marciapied­i di strada Maggiore. Mi piace ascoltare i discorsi della gente. Tranne in questo periodo, dove tutti parlano di Corona virus. Una vera noia per un ascoltator­e. Ma chi sono questi temerari che vanno in giro per la città? Saranno costretti per lavoro? Saranno esperti «survivor»? Oppure saranno comparse pagate da qualcuno, da qualche lobby, per dare l’idea che tutto sia ripartito come se nulla fosse.

Distinti saluti.

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