Cori, accoglienza da eroe e la lotta con il quarto uomo Il match speciale di Sinisa
La rabbia in panchina: strigliate ad arbitro e giocatori
La sfida contro la Lazio non sarà mai una partita come le altre per Sinisa Mihajlovic che ieri è stato protagonista di un ritorno a casa degno di un eroe. Una partita speciale sotto gli occhi della moglie Arianna e delle figlie sedute in tribuna. All’andata alcuni tifosi biancocelesti si unirono a quelli rossoblù per un pellegrinaggio congiunto a San Luca prima di applaudire insieme la sua apparizione a sorpresa in panchina.
Nessuno a Roma ha mai dimenticato il mancino fatato di Sinisa e il suo carisma: ecco perché la gara di ieri era da tempo evidenziata in rosso sul calendario dei tifosi laziali. A una ventina di minuti dal fischio d’inizio, Mihajlovic è uscito dagli spogliatoi ed è andato a salutare da vicino quella Curva Nord che lo ha applaudito centinaia di volte e che ieri gli ha dedicato un lungo striscione. «Da sempre uomo coraggioso e spirito guerriero, nella tua battaglia più importante siamo al tuo fianco. Forza Sinisa» è il messaggio che la curva biancoceleste insieme ai 40mila spettatori dell’Olimpico ha voluto mandare al tecnico serbo che nei mesi scorsi ha affrontato i cicli di terapie e il trapianto di midollo osseo per curare la leucemia.
Una standing ovation di cori e applausi ha poi accompagnato le parole dello speaker che ha annunciato Mihajlovic con l’enfasi solitamente dedicata ai calciatori biancocelesti. L’allenatore del Bologna ha risposto con affetto ed è stato omaggiato dai tifosi con una foto del suo saluto al settore ospiti del Dall’Ara in occasione della sfida d’andata. In precedenza biancocelesti e rossoblù si erano uniti anche nel ricordo di Franco Janich, difensore protagonista con entrambe le squadre scomparso lo scorso 2 dicembre.
Al fischio d’inizio gli occhi di tutti si sono poi rivolti al campo ma il ritorno di Mihajlovic ha prodotto un momento speciale anche dopo pochi minuti di gara. Quando la Lazio ha ottenuto un calcio di punizione dal limite dell’area, subito la Curva Nord ha intonato il coro dedicato in decine di occasioni al mancino di Vukovar che ha rotto la consueta concentrazione per rivolgere un altro saluto al pubblico biancoceleste. È stato l’unico strappo alla regola per Mihajlovic che poi si è calato completamente in clima partita cercando di scuotere il suo Bologna, azzannato subito dalla Lazio.
Le proteste vibranti di Sinisa al quarto uomo per le ammonizioni ai rossoblù si sono alternate alle strigliate indirizzate a chiunque passasse dalle sue parti (su tutti Orsolini) trasformandosi però ben presto in impotenza. Subiti due gol in appena venti minuti, Mihajlovic si è rifugiato in panchina a consultarsi con il suo staff ma poco dopo è tornato a bordo campo a spronare i rossoblù ottenendo qualche segnale di ripresa che nel secondo tempo ha prodotto anche due reti annullate dall’intervento del Var. Mihajlovic è quindi tornato a casa senza punti in classifica ma certamente con il cuore colmo di gratitudine per aver vissuto davvero un pomeriggio speciale davanti agli occhi di tutta la sua famiglia presente al completo in tribuna.
La moglie e le figlie del tecnico sedute in tribuna hanno assistito alla partita