Le sei pagine di richieste al governo
Consegnato al premier Conte un documento di sei pagine con le richieste delle Regioni colpite
Credito alle imprese, sostegno straordinario (e poteri straordinari) in stile Pinte Morandi per far partire i cantieri delle infrastrutture; ma anche un fondo per aiutare le famiglie a pagare le baby sitter in attesa della ripresa delle scuole. Sono sei pagine piene di richieste quelle consegnate al premier Conte dai governatori.
Aiuti alle attività messe in ginocchio dall’emergenza coronavirus, ma anche alle famiglie costrette dalle scuole chiuse a sostenere costi extra per le baby sitter. E, poi, liquidità garantita per tutte le imprese, estensione della cassa integrazione in deroga e misure di ristoro per il settore turistico.
Sono alcuni dei punti chiave del documento di sei pagine consegnato ieri, in videoconferenza, dal governatore Stefano Bonaccini e dai colleghi delle altre Regioni più colpite dall’emergenza coronavirus (Lombardia e Veneto in testa) al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Con la speranza che, come promesso dal premier, il decreto per arginare gli effetti economici dell’allerta sanitaria in tutte le Regioni coinvolte arrivi dal Consiglio dei ministri di domani. O, al massimo, all’inizio della prossima settimana.
Tre le direzioni chiave su cui si muove il documento delle Regioni per fronteggiare lo tsunami economico del virus. In primis le misure per sostenere chi ha subito un danno diretto e immediato dalle ordinanze sulla scuola, come «i genitori che devono pagare baby sitter o che pagano la retta per una scuola chiusa, ma anche le attività chiuse», è l’esempio del governatore veneto Luca Zaia.
Poi gli aiuti alle imprese, come lo slittamento del pagamento delle imposte e la sospensione dei mutui per le aziende dei settori colpiti, a partire dal turismo. Infine, le misure di sostegno all’occupazione: in questo caso al primo punto c’è la richiesta di prorogare oltre il mese già previsto gli ammortizzatori in deroga nelle tre regioni più colpite (oltre all’Emilia, Lombardia e Veneto), estendendoli fino alle piccole e piccolissime imprese. Ma anche un piano straordinario di investimenti
” Bonaccini Le misure finora messe in campo non sono sufficienti, serve un secondo, tempestivo, provvedimento
a partire dalle opere pubbliche, con l’attribuzione di poteri speciali come avvenuto per la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova. All’Unione europea, invece, la richiesta immediata di un intervento straordinario sul piano degli investimenti per riuscire a fronteggiare l’emergenza. Infine un piano straordinario per il settore fieristico e un pacchetto di misure a sostegno del made in Italy in difficoltà.
«Le misure finora messe in campo, pur essenziali per le cosiddette “zone rosse”, non sono sufficienti», ha sottolineato Bonaccini, convinto che serva al più presto «un secondo, tempestivo, provvedimento per il sistema Paese. Con questo documento abbiamo cercato di tenere insieme le esigenze delle tre Regioni più colpite, che stanno vivendo la situazione più complicata sia dal punto di vista sanitario sia economico, con le esigenze di tutto il Paese, peraltro già colpito nella sua interezza in alcuni settori come quello turistico».
Adesso la palla passerà al governo, che dovrà fare di tutto per mettere a punto il nuovo decreto entro la fine di questa settimana (non è escluso che i provvedimenti, alla fine, siano più di uno). Un intervento complesso di sostegno all’economia che potrebbe anche slittare fino all’inizio della prossima settimana, ma ogni giorno che passa rischia di essere un ulteriore peso sulle spalle, già provate, di imprese e attività commerciali. In Emilia-Romagna come nel resto del Paese.