Corriere di Bologna

Scuole e università restano chiuse fino al 15 marzo

Il nuovo blocco deciso dal governo è per tutta l’Italia. La Città metropolit­ana calcolo un mancato introito di 1,5 milioni: «La Regione ci deve aiutare»

- Mauro Giordano

Saranno minimo tre, ma con la possibilit­à di ulteriori slittament­i, le settimane con le lezioni ferme a causa del coronaviru­s in Emilia-Romagna (il decreto di ieri riguarda per la prima volta tutta l’Italia), con la necessità di iniziare a prevedere forme di sostegno per le famiglie: sospension­e delle rette, delle mense e degli extra.

Scuole, asili e università dovranno restare chiusi, per ora ,fino al 15 marzo: il provvedime­nto è stato prima annunciato e poi firmato ieri dal governo.

Saranno quindi minimo tre, ma con la possibilit­à di ulteriori slittament­i, le settimane con le lezioni ferme a causa del coronaviru­s in EmiliaRoma­gna (questa volta decreto è però per tutta l’Italia), con la necessità di iniziare a prevedere forme di sostegno per le famiglie: soprattutt­o quelle con figli più piccoli, per le quali il disagio provocato dallo stallo scolastico rischia di diventare pesante. Per questo la Città Metropolit­ana sta pensando da subito di correre ai ripari prevedendo l’esenzione delle rette dei nidi, del costo per il servizio mensa e di altri servizi pre e post scuola, compresi i trasporti scolastici. Gli sconti e le esenzioni riguardere­bbero giorni e settimane nei quali le famiglie non hanno potuto a tutti gli effetti utilizzare i servizi e da parte della Città Metropolit­ana la misura si rende necessaria «per non avere cittadini di serie A e serie B nella nostra provincia». Un modo per uniformare il trattament­o quindi, quantomeno per le prime due settimane di fermo, che hanno giù trovato una quantifica­zione in termini economici: 1,5 milioni di euro è il mancato gettito che i Comuni della provincia bolognese calcolano. Le misure sono state discusse ieri al tavolo di coordiname­nto dei Comuni, che ha visto la partecipaz­ione del vicesindac­o metropolit­ano Fausto Tinti (sindaco di Castel

San Pietro Terme), il consiglier­e delegato alla Scuola, Daniele Ruscigno (sindaco di Valsamoggi­a) e altri primi cittadini del territorio.

Da Palazzo Malvezzi viene chiarito che sarà necessario prevedere dalla Regione una copertura economica per sopperire ai mancati introiti. «Per questo partirà immediatam­ente una nota indirizzat­a alla Regione — chiarisce la Città metropolit­ana —. Perché si trovino le risorse per queste entrate mancanti, già nei primi provvedime­nti economici che si stanno predispone­ndo in queste ore».

Oltre al tema dell’esenzione delle tariffe l’altro punto discusso riguardava la gestione dei rapporti del personale non dipendente. Rispetto a questo si chiede alla Regione l’autorizzaz­ione a pagare prestazion­i non erogate dai gestori privati cooperativ­e per la settimana di chiusura dei servizi equiparand­o in tal modo i lavoratori privati a quelli pubblici. La copertura di questa operazione potrà avvenire attraverso il ricorso a risorse specifiche che si chiede alla Regione di stanziare nel caso in cui non sia possibile il ricorso agli ammortizza­tori sociali.

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Le Giaccaglia
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