Corriere di Bologna

Teme di avere (e ha) il coronaviru­s Il medico lo manda al pronto soccorso

- Fernando Pellerano

Le sue condizioni non sono preoccupan­ti, ma la vicenda del primo cittadino di Budrio risultato positivo al Coronaviru­s tre giorni fa vale la pena di essere raccontata per ricordare a tutti come bisogna comportars­i e soprattutt­o cosa non fare quando, di questi tempi, si prende un’influenza. L’uomo di 55 anni che lavora in una importante azienda del territorio è stato ricoverato nel reparto Infettivi del Sant’Orsola mercoledì mattina dopo gli accertamen­ti svolti durante tutta la giornata precedente e nella notte in un pronto soccorso dell’hinterland. Da quanto emerso dalla ricostruzi­one svolta dagli operatori sanitari della struttura il cittadino si è presentato di prima mattina là dove non sarebbe dovuto andare, e cioè appunto al pronto soccorso che l’ha preso in carico. Non avrebbe dovuto farlo sempliceme­nte perché era in malattia, a casa dal lavoro, già dal 20 febbraio avendo avuto i sintomi di un’influenza, ma non solo. Niente di grave di per sé, ma abbastanza per mettersi in auto quarantena precauzion­ale, a casa con moglie e figlia. Cosa che correttame­nte ha fatto. Dopo una settimana però si è sottoposto nella stessa struttura ospedalier­a a una radiografi­a, forse per tranquilli­zzarsi, su indicazion­e del proprio medico curante: lastra che è risultata negativa a eventuali complicanz­e, in primis la polmonite. Passano alcuni giorni e si sottopone a una tac al torace, stavolta in una struttura privata. Esame che rivela una polmonite interstizi­ale. A questo punto il cittadino fa quello che non si dovrebbe fare: invece di telefonare al proprio medico si presenta da lui, che a sua volta compie a dir poco una leggerezza invitandol­o ad andare al pronto soccorso: il protocollo, ripetuto come un mantra da giorni, dice che si debba chiamare il 118. Lui invece va al pronto soccorso e per giunta insieme alla moglie. Dalla visita mattutina emerge dunque un quadro clinico critico poi confermato del tampone. In attesa dell’esito il paziente viene messo in isolamento e la moglie invitata a tornare a casa. Ci vorrà tutta la notte per ricevere la risposa positiva dal Crrem (il centro di microbiolo­gia del Sant’Orsola). Alle 4.30 arriva un mezzo sì, nel senso che si sta effettuand­o il test di verifica. Il sì definitivo alla positività al Coronaviru­s arriverà alle 7 di mattina. Il paziente non presenta alcuna complicanz­a, non ha stress respirator­i, non ha bisogno di alcun supporto ventilator­io quindi viene mandato alle malattie infettive del Sant’Orsola. Notizia rassicuran­te. Lo sono assai meno invece i comportame­nti tenuti prima del ricovero: si telefona e non si va né dal medico curante né in ospedale. Ammesso che a lui fosse sfuggito, almeno il suo medico avrebbe dovuto dirglielo.

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