Corriere di Bologna

Le «regole» dell’Ucoii contro il contagio da coronaviru­s «Chiudete subito tutti i centri e niente abbracci di pace»

La circolare diffusa ai fedeli islamici. Raccolta fondi per l’acquisto di mascherine

- Daniela Corneo

L’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, guidate dal presidente della comunità islamica bolognese, Yassine Lafram (in foto), invita i fedeli a chiudere tutti i centri islamici causa coronaviru­s. «Dopo un primo appello alla chiusura immediata dei propri centri, rivolto alle comunità locali delle zone considerat­e aree a rischio di contagio, e in ottica di contrastar­e il continuo proliferar­e del contagio ormai diffuso su larga scala — ha scritto una circolare diffusa ieri — l’Ucoii invita tutte le comunità islamiche di tutta Italia a chiudere i propri centri fino alla nuova comunicazi­one». La chiusura deve includere «anche tutte le attività ordinarie e straordina­rie, come le cinque preghiere, il jumuaa, le prediche, le conferenze, le lezioni, le scuole domenicali e ogni altra attività culturale, conviviale o ludica». Tra le altre cose l’Unione «invita anche tutti i fedeli a non scambiarsi strette di mano durante il saluto e a limitarsi al saluto verbale di pace». Sono invece considerat­e funzioni inderogabi­li i funerali, che possono essere svolti «a porte chiuse in piccoli gruppi, rispettand­o il metro di distanza e muniti di mascherine evitando il più possibile il contatto diretto». L’Unione guidata da Lafram, poi,m fa un appello a tutti «a verificare le fonti delle informazio­ni che vengono diffuse prima di inoltrarle ad altri: creare o diffondere false notizie anche se per gioco o scherzo, potrebbe danneggiar­e gli altri. Invitiamo pertanto a consultare solo i siti ufficiali dei relativi ministeri ed enti sanitari nazionali». I fedeli islamici si sono anche resi protagonis­ti di una raccolta fondi «per l’acquisto di materiale medico che aiuti a prevenire la diffusione del contagio, in particolar modo le mascherine che verranno donate ai cittadini o agli enti di presidio sanitario che ne abbiano necessità per poter fronteggia­re l’emergenza».

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