Zaki trasferito a Il Cairo Striscione sul Comune
Domani l’udienza. Amnesty chiede lenzuola appese alle finestre
Da ieri il nome di Patrick Zaki sventola dalle finestre di Palazzo d’Accursio accanto a quello di Giulio Regeni, per tenere alta l’attenzione e ricordare ancora una volta che Patrick non è solo. Lo striscione giallo con la scritta «Libertà per Patrick Zaki» è stato fortemente voluto dal sindaco Virginio Merola, anche in vista dell’udienza di domani, a un mese di distanza dall’arresto dello studente egiziano, in cui si deciderà della sua detenzione.
«In un momento molto particolare per la vita del nostro Paese — ha detto ieri Merola — non vogliamo attenuare la richiesta di libertà per uno studente della nostra Università che riteniamo ingiustamente detenuto. Per questo esponiamo lo striscione nella giornata in cui anche Amnesty International sta attuando altre iniziative. Rappresenta la richiesta di una città intera che avevamo espresso con forza durante il corteo dello scorso 17 febbraio». Anche Amnesty e tutte le associazioni che hanno aderito alla campagna per la libertà di Patrick, invitano i cittadini ad aggregarsi a questo gesto simbolico per chiedere il rilascio immediato dello studente, iscritto al master post-laurea in studi di genere Gemma dell’Alma Mater.
«Il 7 marzo Patrick George Zaki comparirà di nuovo davanti al procuratore — si legge nell’appello diffuso —, per rispondere delle accuse contro di lui (diffusione di informazioni dannose per lo stato, propaganda sovversiva) — e scopriremo se potrà disporre della custodia domiciliare o se la sua detenzione sarà prorogata per altri 15 giorni. Il 6 marzo vogliamo portare Patrick in tutte le strade di Bologna». Perciò gli si invita chi abita ai piani alti ad appendere alle finestre già da oggi «un lenzuolo, un telo, un cartellone» con la scritta «Patrick Libero/Free Patrick», a fare una foto e a postarla sui social con l’hashtag #FreePatrick. Chi abita al piano terra è invitato a mettere fuori un cartellone o una maglietta. «E poi fallo anche per strada, nei vicoli, nei bar. Una foto, una frase, un pensiero. Noi non possiamo essere per le strade, ma Patrick può».
Dall’Egitto però non arrivano notizie rassicuranti. La sua famiglia, che ieri mattina avrebbe dovuto incontrarlo nella prigione di Mansoura, ha scoperto che il ragazzo è stato trasferito, per la terza volta, nel complesso carcerario di Tora al Cairo. «Finora — scrivono i suoi amici che aggiornano costantemente la campagna #FreePatrick —, i suoi avvocati non sono riusciti a scoprire la data o la causa del trasferimento, né dove si trovi attualmente all’interno del complesso carcerario di Tora». L’udienza, si è saputo ieri sera, si terrà presso la sede della Procura Suprema per la
Sicurezza di Stato nel complesso penitenziario del Cairo, che, chiamato «Al Aqrab - Lo Scorpione», è formato da sette prigioni, con due sezioni di massima sicurezza ma non si sa dove sia Zaki. Ieri la Commissione diritti umani al Senato ha ascoltato l’ambasciatore italiano al Cairo Giampaolo
” Virginio Merola Non vogliamo attenuare la richiesta di libertà per uno studente del nostro Ateneo
” Le associazioni Il 6 marzo vogliamo portare Patrick in tutte le strade di Bologna: postate le foto sui social
Cantini. «L’ambasciatore — assicura la senatrice M5S Michela Montevecchi — è in contatto con Zaki, ci ha garantito l’impegno a seguire il caso in maniera costante. Patrick sembrerebbe essere in buone condizioni di salute e alla prossima udienza sarà presente un nostro funzionario».