Corriere di Bologna

Viva Celati

Allo scrittore bolognese dedicato un numero monografic­o di «Riga». Belpoliti, tra i curatori: «È un autore per il futuro»

- di Massimo Marino

Risalta sempre di più il ruolo di Gianni Celati nella cultura italiana degli ultimi 50 anni. Dopo il Meridiano Mondadori del 2016 dedicato alle sue opere narrative, e il libro-omaggio per i suoi 80 anni, «Animazioni e incantamen­ti» del 2017, esce ora un numero della rivista monografic­a «Riga» a lui dedicato (pp. 510, euro 28). È la riedizione di un precedente volume, arricchito di circa 200 pagine, pubblicato ora da Quodlibet e curato da Marco Belpoliti, Marco Sironi e Anna Stefi. Abbiamo intervista­to Belpoliti, docente di Letteratur­a italiana all’Università di Bergamo e direttore della rivista «doppiozero».

Nell’editoriale affermate che Celati è uno dei maggiori narratori italiani viventi. Ci spiega?

«Celati ha rinnovato più di una volta la nostra narrativa. Coi primi libri, da Comiche (1971) a La banda dei sospiri

(1976) ha ripreso stilemi novecentes­chi, da Joyce a Céline, facendo protagonis­ta delle sue storie l’idiota, il matto, il ragazzino, con operazioni linguistic­he innovative che guardavano anche al cinema muto americano. Con

La banda dei sospiri ha inventato la narrativa giovane, aprendo la strada a autori degli anni ’80 come Palandri, Tondelli, Piersanti, fino alla Ballestra».

Dopo quel libro Celati abbandona il romanzo e torna con toni radicalmen­te nuovi nel 1985 con «Narratori delle pianure»…

«La terza e la quarta fase nascono da uno stesso ceppo e sono quel Novellino delle pianure e la successiva letteratur­a di viaggio, che culmina in Verso la foce (1989). Reinventa un genere che sembrava impossibil­e rinnovare: lo fa raccontand­o luoghi marginali nella valle del Po, apparentem­ente squallidi, segnati dall’industrial­izzazione delle campagne e dall’abbandono».

E arriva Luigi Ghirri…

«Il grande fotografo gli insegna a vedere il paesaggio, anche se in Celati c’è sempre una malinconia di fondo che spesso sfocia nella depression­e e in Ghirri invece la gioia, la felicità, l’incanto del guardare».

Cosa c’è di nuovo in questo «Riga» n. 40, rispetto al precedente dedicato allo scrittore bolognese?

«Ci sono pagine inedite, taccuini di viaggi e altri testi dispersi. Ci sono sprazzi del Celati saggista e consulente editoriale, che non abbiamo potuto inserire nel Meridiano, dedicato solo all’opera narrativa. Leggendo i suoi interventi, si scopre che quest’altro Celati è originale come il narratore, con una capacità teorica riscontrab­ile in pochi altri scrittori».

E il Celati traduttore, per esempio di Céline e Joyce?

«Anche quello è unico. Ha una conoscenza profonda delle letteratur­e angloameri­cana e francese, e ciò lo porta a una riflession­e assolutame­nte originale e di ampio raggio sulla questione del romanzesco dal ‘700 a oggi e sulla sua crisi. E, a suo modo, è uno scrittore politico».

Eppure è lontano dall’impegno che andava di moda negli anni ’70: parla di «passione per il mondo così com’è», per guidarti poi da un’altra parte, rivelando legami, riti, rimozioni, sparizioni, suscitando uno speciale incanto con il profondo ascolto delle cose.

«È “politico” perché analizza i legami sociali e antropolog­ici di una polis in trasformaz­ione, e un paesaggio, quello dell’epoca dell’esplosione di Chernobyl, che apre una nuova sensibilit­à. Si vede che molti suoi materiali non sono finiti: questo mostra il metodo di lavoro, e ci lascia una gran libertà nella lettura. Un’altra parte della sua attività, non completame­nte compiuta, è quella dei film. È un caso unico in Europa tra gli scrittori, avvicinabi­le per certi aspetti a Handke, ma anche a Bernhard. Non è stato scoperto a livello internazio­nale perché non è facilmente traducibil­e».

È stato criticato per quel suo presunto «disimpegno», per quello sguardo incantato che a qualcuno è sembrato bamboleggi­ante…

«Sono stati gli ex esponenti dei “Quaderni piacentini”, legati a una concezione di eroica sinistra che ci ha portato alla grande sconfitta. Loro hanno fatto il ’68, e con i loro epigoni chiedono ancora alla letteratur­a un’attitudine militante, ormai esaurita».

Cos’altro c’è da scoprire di Celati?

«Stiamo preparando per Quodlibet un libro di interviste. Siamo a 560 pagine! Celati è ancora tutto da scoprire. È un autore per il futuro».

 ??  ?? Autore e critico Dall’alto, Gianni Celati in uno dei suoi viaggi sul Po. Marco Belpoliti, curatore con Marco Sironi e Anna Stefi del volume monografic­o di «Riga»
Autore e critico Dall’alto, Gianni Celati in uno dei suoi viaggi sul Po. Marco Belpoliti, curatore con Marco Sironi e Anna Stefi del volume monografic­o di «Riga»
 ??  ?? Ritratto in movimento Gianni Celati (1937) appoggiato a un muro durante una campagna elettorale per le elezioni amministra­tive (archivio)
Ritratto in movimento Gianni Celati (1937) appoggiato a un muro durante una campagna elettorale per le elezioni amministra­tive (archivio)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy