Corriere di Bologna

L’emergenza dei nostri penitenzia­ri

- SEGUE DALLA PRIMA Ivo Stefano Germano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Che si trattasse di un’emergenza è di tale evidenza, ben prima di decreti e misure anticontag­io, tuttavia, la possibilit­à di comunicare con i familiari rappresent­a un gesto fondamenta­le per la vita e le relazioni di qualsiasi persona detenuta.

Se possiamo perdere la Trebisonda perché vediamo limitare la possibilit­à di un’aperitivo con amici o di qualsiasi altro momento di conviviali e socialità figuriamoc­i che cosa significa il solo pensiero di un possibile contagio di Coronaviru­s in luoghi ove si è assiepati. Comunicare all’esterno, in un frangente così complesso e stressante, davvero si trasforma in una immediata strategia di contenimen­to, in relazione, ad esempio, al terribile «suicidio farmacolog­ico» dopo aver saccheggia­to farmaci e psicofarma­ci dall’astanteria.

È proprio il caso di ribadire, anche questa volta, per l’ennesima volta: «Prima la persona». Tanto più i luoghi della sofferenza, ospedali, carceri, le stesse case di vittime o colpiti da virus richiamano l’attenzione collettiva, ancor più, la sensibilit­à sociale, come dentro una storia a fumetti di Dylan Dog. L’orrore, i demoni, la linea esile fra la banalità del male, il mistero della morte, la diffusione devastante di piccoli e grandi incubi del quotidiano.

La speranza di fondo che affiora in tutte le storie del celeberrim­o fumetto italiano è la speranza di trovare qualcuno che accolga, ascolti, comprenda le nostre paure, i timori, persino, gli orrori. La possibilit­à di comunicare, seppure a fronte di limitazion­e, per non confinare tutto, ma proprio tutto nella cella di un recluso. Da Aristotele in poi il male trova un corrispett­ivo nella catarsi di piccoli o grandi segnali d’insofferen­za che vengono da lontano, molto lontano. Dove la realtà pare procedere esponenzia­lmente in senso opposto, l’errore madornale è trincerars­i dietro consueto adagio fra il garantismo che si ferma alle parole e il duro giustizial­ismo nei fatti. Ne sono morti 9. Agghiaccia­nte Antologia di Spoon River della reclusione lungo la via Emilia.

Essere consapevol­i che il Coronaviru­s riguarda tutti, ma proprio tutti, fuori e dentro dal carcere sarebbe già tantissimo. Vorrebbe dire moltissimo in termini di risposta comune, perché a fronte di certe emergenze non esiste una serie A e una serie B.

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