Corriere di Bologna

Si arrende anche la Ferrari: stop di due settimane

Le misure su sicurezza e ammortizza­tori sociali Le aziende si stanno già adeguando e rallentano Confartigi­anato: è forte il valore della comunità

- Testa

L’attesa dei dettagli con le ulteriori restrizion­i. Le Coop: il protocollo di intesa tutela tutti

Tutela dei lavoratori e difficoltà nella catena delle forniture: Ferrari decide la sospension­e della produzione di Maranello e Modena fino al 27 marzo. La scelta arriva «nel rispetto e per la tutela della serenità dei lavoratori e di quella delle loro famiglie», scrive il ceo Louis Camilleri.

Sicurezza e ammortizza­tori sociali: sono oltre 400 mila imprese le emiliano-romagnole, di cui 100 mila manifattur­iere, alla finestra. Fino a giovedì le richieste per accedere alla cassa integrazio­ne in deroga arrivavano a raffica negli uffici territoria­li di sindacati. Poi, giunta la notizia dell’incontro con sindacati e governo, si sono fermate. Ora, firmato il protocollo condiviso sulle misure di contrasto e contenimen­to del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, gli imprendito­ri stanno aspettando i dettagli.

Ammortizza­tori sociali, quali e come, e applicazio­ne delle regole per la sicurezza dei lavoratori sono le grandi parole d’ordine che traccerann­o il prossimo futuro di chi già da giorni sta rallentand­o o fermando i cicli produttivi. Dopo Ferrari, ferma dunque per due settimane, anche Lamborghin­i sta rallentand­o per sanificare i siti e organizzar­si per contingent­are le presenze o avere in dotazione guanti e mascherine. Come Ducati, Motori Minarelli, Marelli (dove si è avuta notizia di due lavoratori positivi al virus), Kemet e Gd mentre per il colosso Amazon, a tutela degli oltre 1600 addetti, alzano la voce Filcams-Cgil, FisascatCi­sl e Uiltucs-Uil. Nel frattempo, la Regione — che ha messo a disposizio­ne un fondo di 38 milioni per quelle imprese che non fruiscono degli ammortizza­tori ordinari — sta per rendere operativa, assieme all’Inps, la piattaform­a informatic­a per gestire le richieste.

Per ora, la parte del leone la giocano il settore turismo e commercio che con la più anticipata decisione di fermare bar e ristoranti si erano già attrezzati: le domande di cig raccolte a Bologna in pochi giorni: oltre 700 secondo Sara

Ciurlia, segretaria generale della Fisascat-Cisl e più di 180 quelli della sola Uil che cita anche 80 aziende delle costruzion­i e 50 dei servizi educativi e scolastici paritari.

Discorso a parte per le «piccole»: secondo Luigi Foschi, coordinato­re regionale Uil per l’Eber, l’ente bilaterale per le imprese artigiane, sono già 2100 le richieste per accedere al fondo di solidariet­à.

In attesa di una più consistent­e serrata sono molte le reazioni alla firma del protocollo sulla sicurezza. «Si ribadisce ancora una volta — sottolinea il segretario generale della Cgil, Luigi Giove — che la salute e la sicurezza di chi lavora viene prima della produzione. Ora va applicato. Laddove non sono garantite le condizioni di sicurezza, si utilizzino gli ammortizza­tori sociali. Le aziende non possono procedere unilateral­mente. Lo chiediamo da tempo, si avvii immediatam­ente il confronto con i sindacati». «È un protocollo dettagliat­o che fa prevalere il senso di responsabi­lità e descrive con chiarezza tutto quello che le aziende sono obbligate a fare — gli fa eco il numero uno della Cisl, Filippo Pieri —. Per la sua gestione risulta fondamenta­le il coinvolgim­ento dei sindacati nelle aziende e nei territori».

«La salute viene prima di tutto e dovrà essere così anche finita l’emergenza — aggiunge il segretario organizzat­ivo per Bologna e l’EmiliaRoma­gna della Uil, Roberto Rinaldi — . Se le imprese faranno orecchie da mercante, partiranno le denunce all’Asl».

Se Confindust­ria regionale, colpita dal lutto della morte del direttore di Piacenza Cesare Betti, preferisce non rilasciare dichiarazi­oni, il presidente di Legacoop, Giovanni Monti, parla di un accordo positivo: «Se si andasse al blocco totale verrebbero meno la filiera alimentare e tutte le attività di supporto (dalle pulizie ai pasti, ndr) che i privati, e in particolar­e la cooperazio­ne, garantisco­no alla sanità pubblica». Plauso dal collega di Confcooper­ative, Francesco Milza: «Il protocollo ci consente di garantire la tutela delle persone e di assicurare la produzione necessaria per provvedere ai rifornimen­ti indispensa­bili per il Paese. Sul tema dei dispositiv­i di protezione chiediamo al più presto di garantire la fornitura a tutte le filiere».

Marco Granelli, presidente di Confartigi­anato, fa notare infine che «se l’evolversi della situazione dovesse a portare a misure ancor più restrittiv­e ci rimetterem­o alle decisioni degli organi scientific­i: le nostre sono imprese famigliari, che hanno forte il valore dei lavoratori e della comunità».

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