Il commissario in prima linea che miete consensi
«Il mio ruolo è quello del pompiere, un grande ruolo, sono le persone che amo di più, perché quando c’è un incendio vanno a costo anche di rimetterci». Sergio Venturi, medico in pensione ed ex assessore alla Sanità, chiamato dal governatore Stefano Bonaccini a gestire l’emergenza coronavirus, non ha mai amato stare sotto i riflettori. Adesso ci sta tutte le sere, dando il bollettino del contagio, e tanto altro, dalla pagina Facebook della Regione.
Come sta andando?
«Mi è stato chiesto in un momento di emergenza, anche organizzativa con il nuovo assessore fuori gioco (Raffaele Donini positivo, ndr), di dare una mano e non potevo dire di no. Non vivo sulla Luna e so quanto è difficile per tutti. Ho accettato e mi dispiace se ogni tanto mi faccio prendere dall’emozione...».
In realtà viene molto apprezzato nei commenti, è successo quando si è arrabbiato con gli operatori di Parma che vendevano le mascherine o quando si è commosso mandando un abbraccio ai piacentini.
«Mi piacerebbe avere qualche dato positivo in più da raccontare, è difficile stare lì fino a tardi a cercare di tranquillizzare tutti».
Evidentemente trova le parole giuste. C’è chi addirittura vuole fondare dei fan club a suo nome.
«Conforta se sei consapevole che tutti stanno facendo la loro parte al meglio. Devo rassicurare le persone normali, quelle che vanno a fare la spesa, ma anche chi è al fronte. Tutti dobbiamo tirare fuori il meglio che abbiamo sapendo che possiamo superare questa emergenza come abbiamo fatto in tante prove difficili».
A che punto siamo? Tra quanto ne saremo fuori?
«Il cammino è molto stretto, non siamo affatto arrivati. Ci saranno ancora diversi giorni difficili. Le misure prese e la consapevolezza delle persone spero che diano i risultati. Da noi il contagio è partito una settimana dopo della Lombardia: per loro le misure sono arrivate quando già erano in emergenza. Sfruttiamo il vantaggio, ora ci vogliono comportamenti responsabili. È una prova forte che ci renderà consapevoli di fare parte di una comunità, di lavorare per andare in una stessa direzione».