L’infettivologo «L’Emilia blindata frenerà i contagi»
«Nei momenti difficili succedono anche cose belle, come i quattro pediatri che non avendo più ricoveri programmati ci hanno detto “siamo qui a darvi una mano”. O come il professor Poggioli (direttore di Chirurgia generale, ndr) che mi ha detto “ti mando tutti i chirurghi che vuoi”». Il professore Pierluigi Viale, infettivologo, non solo fa parte dell’Unità di crisi sul coronavirus, ma è in prima linea ogni giorno per gestire pazienti e posti letto.
Professore, quali sono i momenti più brutti?
«Quando per la prima volta nella storia della medicina italiana dobbiamo fare delle scelte. Chi rianimare e chi no, in base all’età, alle condizioni cliniche. È una cosa che mi torce lo stomaco, è contro tutto ciò in cui abbiamo creduto. Abbiamo dato dei “caproni” agli inglesi che hanno sempre fatto così e noi che abbiamo il sistema sanitario più etico del mondo ora dobbiamo fare delle scelte. Questa non è la malattia dei vecchi, colpisce anche tanti giovani».
A che punto siamo dell’epidemia?
«Se lo sapessi sarei a Stoccolma a ritirare un premio. Abbiamo dei modelli matematici costruiti sui trend epidemiologici dei giorni precedenti che ci danno dei dati agghiaccianti».
A Bologna?
«E in Emilia-Romagna. C’è però un fattore: in Cina hanno blindato Wuhan con 40 mila casi, in Lombardia hanno chiuso Milano con 1.000 positivi, a Bologna con 100 casi. Questo mi fa sperare che una precoce blindatura a doppia mandata della città fatta con un basso numero di casi potrebbe generare un appiattimento più veloce della curva dei contagi».
Bisogna stare in casa?
«Non ci sono altre strade. Ho visto due in tuta che correvano e li avrei bastonati. Se esce uno, ne escono due, poi dieci... Domenica ai giardini Margherita sembrava di essere allo stadio».
Avete creato un network tra gli ospedali bolognesi per accogliere i pazienti. Reggiamo?
«Per ora reggiamo. Non vorrei mai trovarmi però a non poter curare un malato di tumore. Quindi, ripeto: state tutti a casa».