L’ex rientrato «Non potevo stare a fare l’umarell»
«Ho fatto l’umarell per un mese e mezzo, non avevo ancora trovato il mio cantiere di riferimento ed eccomi di nuovo qua, pronto a dare una mano a tanti colleghi che stanno facendo un lavoro straordinario». Mario Cavazza, 67 anni, ex direttore dell’unità operativa di Pronto soccorso e medicina d’urgenza del Sant’Orsola, prova a sdrammatizzare. Ha risposto «presente» all’invito arrivato dalla Regione e dalle aziende sanitarie che stanno reclutando medici in pensione e figure d’esperienza come la sua per coordinare le difficili fasi di riorganizzazione degli ospedali in lotta. Cavazza lei aveva salutato tutti il 14 gennaio. Perché questa scelta?
«È stata chiesta la mia disponibilità e io non ho avuto dubbi. Dopo 41 anni di lavoro, 35 al pronto soccorso e 20 da primario ho pensato che questo insieme di conoscenze potesse essere utile. Di fronte a cose simili non si può dire di no».
Che funzione svolge ora?
«Ovviamente non ricopro il mio vecchio ruolo dove c’è Fabrizio Giostra, bravissimo successore. Chi coordina reparti deve stare in prima linea e non ha il tempo materiale di svolgere tutto. Quindi principalmente sto aiutando nel raccordo e nell’organizzazione dei posti letto».
Quando ha capito che sarebbe tornato in servizio?
«Sono stato preallertato quando ci sono stati i primi casi nel lombardo-veneto. Però io avevo avuto dei presentimenti già con l’esplosione in Cina, perché conosco Wuhan e tanti colleghi dei suoi ospedali. Si pensava fosse un problema lontano, ma nel mondo globalizzato nulla è distante».
Vista da dentro che situazione ha trovato?
«A me piace mandare due messaggi a chi leggerà queste parole. Il primo è che c’è la massima collaborazione e unità nel garantire a tutti le stesse risorse. Il seconda è che stiamo provando ad anticipare gli eventi e non ad aspettarli e questo è fondamentale. A Bologna non è ancora arrivata una “sberla” come quella di Piacenza e speriamo non arrivi. Ma ci stiamo predisponendo a tutto».