Corriere di Bologna

Abbondanza, il coach di volley che non si ferma

Abbondanza fa il coach a Istanbul: «Ho la famiglia a Cesenatico, ho detto di stare in casa»

- di A.Mossini

Lo sport si è fermato quasi in tutto il mondo, ma qualcuno va avanti: è il caso della Turchia, dove il romagnolo Marcello Abbondanza allena il Turk Hava Yollari (A1 volley femminile). Com’è la situazione lì?

«Non è facile, soprattutt­o nell’ultima settimana la percezione è notevolmen­te cambiata. Qui a lungo sembrava di vivere un mondo finto: io ero in contatto con la mia famiglia a Cesenatico, spiegare la situazione a mia moglie, che è turca, è stato un po’ surreale. Non era un problema vissuto come da noi italiani: dalla sera alla mattina, poi, i media anche qui hanno iniziato a parlare del virus ed è cambiato tutto. Le ragazze erano tutte baci e abbracci, ora non si danno più la mano: ci stiamo allenando ma il cervello non è più con noi».

Come ha affrontato il tema con le sue giocatrici?

«Abbiamo fatto una riunione, ognuna ha espresso le proprie sensazioni. C’è preoccupaz­ione, specie tra le straniere: un’americana non sapeva come fare, anche perché la Federvolle­y americana ha mandato una mail richiamand­o in patria solo le ragazze di interesse nazionale. Non ho capito la differenza: il contanon gio è un rischio per tutti. Il campionato prosegue, a porte chiuse: qui in Turchia non c’è quarantena, solo ora stanno chiudendo le palestre e qualche ristorante. Istanbul è una città caotica, ma negli ultimi 7 anni non l’ho mai vista così: da quando si parla del virus il traffico è molto calato, così come la gente in giro».

Negli sport che sono stati fermati ci sono state positività. Vi sentite a rischio?

«I contatti ci sono, anche con l’esterno. Il virus può anche viaggiare sul pallone, si può starnutire o ci si può asciugare il sudore: la differenza è che qui al momento non vengono fatti tamponi sugli atleti. Stiamo preparando i playoff in un’atmosfera surreale: ora l’ultima cosa che conta è giocare».

Ha sentito la sua famiglia a Cesenatico?

«Sono preoccupat­o, volevo andare da loro essendo anziani ma mi hanno detto che era una pazzia, tanto non sarei riuscito ad arrivare. Fossi andato, forse non avrei avuto la coscienza di tornare in Turchia. Io sono un po’ nel mezzo: qui ho moglie e due bimbi piccoli, a Cesenatico l’altra parte della famiglia e ho detto loro di chiudersi in casa. Spero stoppino il campionato, capisco perché non si faccia. È un anno eccezional­e, anche in Challenge Cup siamo arrivati in semifinale e dovremmo giocare contro una squadra tedesca che però ha già visto andare via le straniere. Molti campionati sono finiti o cancellati».

Fino a novembre allenava Bergamo, che ora è tra le città più colpite.

«Non so se lei crede in Dio, però ci ho pensato molto. Per la prima volta in 25 anni di carriera ho lasciato una squadra per motivi famigliari dopo pochi mesi di lavoro: dopo tutto quello che è successo ho la strana sensazione che qualcuno mi abbia “aiutato”. Non ha senso che lì ci sia l’epicentro maggiore del virus: ho tanti amici a Bergamo e sono disperati, sembra di essere in guerra. Mi dispiace tanto per ciò che stanno vivendo».

Sabato il Thy inizia i playoff contro il Fenerbahce. Dopo quattro campionati vinti e nove finali scudetto in quattro nazioni diverse, per lei saranno i più strani?

«Spero sempre arrivi la notizia dello stop, in Turchia anche il calcio ha protestato e Fatih Terim ha detto che non si può giocare in queste condizioni. Tre giorni fa qui c’erano due casi, oggi sono 50 ma non ci sono state ancora vittime e questo non fa cogliere il problema: spero si possa seguire l’esempio italiano. Sono un uomo di sport, lo sport è la mia vita perché mi ha dato un lavoro e tutte le sensazioni del mondo ma va fermato: una stagione non cambia la vita di qualcuno, questo virus sì».

” Spero che stoppino i tornei, non c’è ancora la percezione del rischio Anche Fatih Terim si è molto lamentato

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Marcello Abbondanza vive e lavora in Turchia dove si è sposato
Tecnico Marcello Abbondanza vive e lavora in Turchia dove si è sposato

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