Corriere di Bologna

«I ragazzi disabili li abbraccio grazie a un pc»

Sostegno a distanza di una prof del Salvemini

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Appena si connette al suo pc, tocca con il naso il monitor. É il modo di mantenere un contatto «fisico» con i suoi alunni. I «miei ragazzi», li chiama lei, Maria Carbone, 46 anni, docente di sostegno del Salvemini di Casalecchi­o. Da quando è scoppiata l’emergenza coronaviru­s, l’insegnante, che ha in carico alunni con autismo e disabilità cognitive, ha dovuto inventarsi, insieme alla vicepresid­e e referente per l’inclusione Margia Ghiddi, una strategia per non lasciare soli gli alunni con disabilità che rischiano di isolarsi ancora di più adesso che sono costretti in casa.

Marco, 19 anni, (nome di fantasia, ndr) ha difficoltà nella comunicazi­one verbale, ma i sentimenti che prova riesce a trasmetter­li comunque. «Ci siamo visti la prima volta su Skype io e lui, c’era anche la sua mamma. Poi abbiamo fatto delle prove da soli con Google Meet. Appena ci siamo incontrati, sono tornata bambina anch’io — racconta Carbone —. Poi ho iniziato ad aggiungere qualche suo amico e a fare il saluto con tutta la classe la mattina alle 8». Una quotidiani­tà che, a piccoli passi e nonostante tutte le difficoltà, piano piano si sta riaffaccia­ndo. «A Marco dico che quando ci vedremo ci riabbracce­remo forte. Non riesce ad esprimere tutto verbalment­e, ma ormai conosco tutte le sue emozioni».

Poi c’è Alessandro (nome di fantasia, ndr), 18 anni, che ha una forma di autismo e risponde agli stimoli in maniera diversa rispetto a Marco. «Salutiamo insieme la classe la mattina — spiega Carbone — e poi io e lui facciamo lezione da soli. Poi organizzia­mo degli incontri ludici nel pomeriggio con tutti gli amici in collegamen­to». Con Alessandro la docente prova a progredire con il programma, fanno esercizi di interazion­e on line, si scambiano file, presto organizzer­anno un’agenda settimanal­e usando tutte le piattaform­e. «Bisogna che da questa situazione — spiega l’insegnante del Salvemini — si tragga anche il positivo e in realtà vorrei che tutte le scuole avessero le possibilit­à che ha il nostro istituto».

In questi giorni Carbone si è trovata a dover spiegare ai suoi alunni con disabilità il motivo per cui non possono vedersi a scuola, ma non è stato sempre facile. Anzi. «Alcuni di loro sono rimasti scioccati dal non poter andare a scuola. All’inizio, visto che stavamo studiando la Costituzio­ne — spiega l’insegnante — ho detto loro che dovevamo attenerci alle regole che ci venivano date. Poi ho spiegato che là fuori c’è un virus e abbiamo un unico modo per sconfigger­lo, cioè essere uno per tutti e tutti per uno e restare a casa. Poi però ho anche detto loro che quando tutto sarà finito, festeggere­mo e saremo ancora più consapevol­i e migliori».

Per le famiglie con figli disabili, soprattutt­o quelli con una disabilità cognitiva, la quarantena senza alcun tipo di supporto è una prova molto dura. «Ma stiamo provando a ricreare con i ragazzi una parvenza di normalità, abbiamo ristabilit­o dei riti solo nostri». E così Alessandro, Marco e tutti i componenti della «squadra» seguita da Maria Carbone la mattina, con i telefoni di mamma e papà, mandano un messaggio di buongiorno su whatsapp alla loro docente. Un modo per scandire la giornata con appuntamen­ti fissi. «L’altro giorno — racconta — ho sentito una ragazza delle mie un po’ giù di corda e ho pensato molto se infrangere o meno le regole, poi mi sono detta che era il momento giusto: ho aperto whatsapp e mi sono fotografat­a con facce buffe, le ho mandato le foto». E la giornata della sua studentess­a è partita con il piede giusto. Non che per l’insegnante sia facile, tutt’altro: «Mi mancano i miei ragazzi — dice Carbone —, mi mancano molto. Non vedo l’ora di poterli riabbracci­are presto».

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A distanza La docente di sostegno Maria Carbone al pc con il suo alunno
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