«I ragazzi disabili li abbraccio grazie a un pc»
Sostegno a distanza di una prof del Salvemini
Appena si connette al suo pc, tocca con il naso il monitor. É il modo di mantenere un contatto «fisico» con i suoi alunni. I «miei ragazzi», li chiama lei, Maria Carbone, 46 anni, docente di sostegno del Salvemini di Casalecchio. Da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, l’insegnante, che ha in carico alunni con autismo e disabilità cognitive, ha dovuto inventarsi, insieme alla vicepreside e referente per l’inclusione Margia Ghiddi, una strategia per non lasciare soli gli alunni con disabilità che rischiano di isolarsi ancora di più adesso che sono costretti in casa.
Marco, 19 anni, (nome di fantasia, ndr) ha difficoltà nella comunicazione verbale, ma i sentimenti che prova riesce a trasmetterli comunque. «Ci siamo visti la prima volta su Skype io e lui, c’era anche la sua mamma. Poi abbiamo fatto delle prove da soli con Google Meet. Appena ci siamo incontrati, sono tornata bambina anch’io — racconta Carbone —. Poi ho iniziato ad aggiungere qualche suo amico e a fare il saluto con tutta la classe la mattina alle 8». Una quotidianità che, a piccoli passi e nonostante tutte le difficoltà, piano piano si sta riaffacciando. «A Marco dico che quando ci vedremo ci riabbracceremo forte. Non riesce ad esprimere tutto verbalmente, ma ormai conosco tutte le sue emozioni».
Poi c’è Alessandro (nome di fantasia, ndr), 18 anni, che ha una forma di autismo e risponde agli stimoli in maniera diversa rispetto a Marco. «Salutiamo insieme la classe la mattina — spiega Carbone — e poi io e lui facciamo lezione da soli. Poi organizziamo degli incontri ludici nel pomeriggio con tutti gli amici in collegamento». Con Alessandro la docente prova a progredire con il programma, fanno esercizi di interazione on line, si scambiano file, presto organizzeranno un’agenda settimanale usando tutte le piattaforme. «Bisogna che da questa situazione — spiega l’insegnante del Salvemini — si tragga anche il positivo e in realtà vorrei che tutte le scuole avessero le possibilità che ha il nostro istituto».
In questi giorni Carbone si è trovata a dover spiegare ai suoi alunni con disabilità il motivo per cui non possono vedersi a scuola, ma non è stato sempre facile. Anzi. «Alcuni di loro sono rimasti scioccati dal non poter andare a scuola. All’inizio, visto che stavamo studiando la Costituzione — spiega l’insegnante — ho detto loro che dovevamo attenerci alle regole che ci venivano date. Poi ho spiegato che là fuori c’è un virus e abbiamo un unico modo per sconfiggerlo, cioè essere uno per tutti e tutti per uno e restare a casa. Poi però ho anche detto loro che quando tutto sarà finito, festeggeremo e saremo ancora più consapevoli e migliori».
Per le famiglie con figli disabili, soprattutto quelli con una disabilità cognitiva, la quarantena senza alcun tipo di supporto è una prova molto dura. «Ma stiamo provando a ricreare con i ragazzi una parvenza di normalità, abbiamo ristabilito dei riti solo nostri». E così Alessandro, Marco e tutti i componenti della «squadra» seguita da Maria Carbone la mattina, con i telefoni di mamma e papà, mandano un messaggio di buongiorno su whatsapp alla loro docente. Un modo per scandire la giornata con appuntamenti fissi. «L’altro giorno — racconta — ho sentito una ragazza delle mie un po’ giù di corda e ho pensato molto se infrangere o meno le regole, poi mi sono detta che era il momento giusto: ho aperto whatsapp e mi sono fotografata con facce buffe, le ho mandato le foto». E la giornata della sua studentessa è partita con il piede giusto. Non che per l’insegnante sia facile, tutt’altro: «Mi mancano i miei ragazzi — dice Carbone —, mi mancano molto. Non vedo l’ora di poterli riabbracciare presto».