Magneti Marelli si ferma e chiude fino al 27 marzo «La sicurezza prima di tutto»
Cassa integrazione per i 910 dipendenti bolognesi
Alla fine il «ritorno» all’unità in Marelli fa fermare tutte le aziende del gruppo fino al prossimo 27 marzo. La decisione arriva dalla sede centrale di Corbetta, nel milanese, e lo stop riguarda tutti gli stabilimenti italiani tranne quello di Sulmona, dove lo stop durerà di meno per assicurare le forniture per la produzione dei furgoni Ducato in produzione alla Sevel di Atessa. Chiudono, dunque, anche i due siti di Bologna — dove nei giorni scorsi tre dipendenti erano risultati positivi al tampone da Covid-19 ed era subito iniziato uno stato di agitazione e preoccupazione fra i lavoratori — e Crevalcore.
Come prevede l’ultimo decreto licenziato dal presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, a entrare in cassa integrazione da lunedì prossimo saranno tutti i 910 dipendenti bolognesi, operai e impiegati, compresi quei 600 che in via del Timavo stavano già operando in smart working dalla scorsa settimana. In casa Marelli, dopo le tante frizioni che hanno accompagnato la firma «separata» del contratto specifico di lavoro (senza la firma della Fiom) quando la multinazionale faceva ancora parte della galassia Fca, la formazione unitaria del comitato per la corretta applicazione del protocollo per garantire la sicurezza dei lavoratori è in fondo una piccola buona notizia dal punto di vista sindacale. Tanto che se la proprietà non avesse optato per la serrata Fim, Fiom e Uilm erano già pronti allo sciopero. «Dopo le sollecitazioni da parte della Fiom durante gli incontri del comitato — sottolinea il funzionario delle tute blu della Cgil, Simone Selmi — Marelli ha comunicato la chiusura fino al 27 Marzo. L’attività unitaria a livello nazionale è molto importante, soprattutto perché quando la produzione riprenderà saremo chiamati tutti insieme a vigilare sugli standard di sicurezza necessari». «Siamo contenti della ritrovata unità e insieme continueremo a vigilare — aggiunge l’operatore della Fim-Cisl metropolitana Massimo Mazzeo — ma la decisione era nell’aria ed è dipesa soprattutto dal calo produttivo dovuto allo stop di tutte le maggiori case automobilistiche europee». Dopo Fca, Lamborghini e Ferrari sta pensando infatti di fermarsi anche il gruppo Volkswagen. «In questo momento di emergenza non stiamo certo a guardare alle motivazioni che ci hanno diviso finora — chiude Paolo Da Lan, nuovo segretario generale della Uilm —. Il mondo si sta fermando per il coronavurs e la preoccupazione riguarda soprattutto l’impossibilità di prevedere per quanto tempo durerà».