L’ira delle imprese: «Il decreto del governo? Sono solo briciole»
PARLA CAIUMI «PER MOLTI SARÀ IMPOSSIBILE RESISTERE»
Bene il decreto «Cura Italia», ma quei 25 miliardi di euro stanziati per aiutare le imprese italiane e le famiglie non possono certo bastare. Il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi non fa sconti: «Sono preoccupatissimo». E da via San Domenico va in pressing sul governo nazionale e sull’Unione europea e lancia un disperato appello al premier Giuseppe Conte, che ha definito la manovra licenziata l’altro giorno dal Consiglio dei Ministri poderosa: «Questa è una manovra micro».
Bene il decreto «Cura Italia», ma quei 25 miliardi di euro stanziati per aiutare le imprese italiane e le famiglie non possono certo bastare. Il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi non fa sconti: «Sono preoccupatissimo», dice testuale. E da via San Domenico, la sede bolognese degli industriali, va in pressing sul governo nazionale e sull’Unione europea e lancia un disperato appello al premier Giuseppe Conte, che ha definito la manovra licenziata l’altro giorno dal Consiglio dei Ministri poderosa: «Questa è una manovra micro, altroché — dice chiaro e tondo il numero uno degli industriali di Bologna, Modena e Ferrara — : come possono pensare di sostenere così l’economia nazionale? Un aiuto di 25 miliardi di euro non potrà avere nessun effetto sulla nostra capacità di resistere. Tre o quattro mesi di perdite di fatturato, sono un calo di un quarto del fatturato annuo, non si recupereranno con un aiuto che non posso che definire insignificante: in questo momento non siamo in grado di far fronte da soli all’emergenza».
Che il governo ci aiuti in maniera più massiccia, insomma, e che lo faccia in fretta, manda a dire. «Qua si rischia — è il suo chiaro affondo — di avere pesanti ripercussioni finanziarie e sul mercato nazionale e internazionale. Che non si stupiscano poi se in futuro le aziende saranno costrette a passare di mano». «Servirebbe una manovra da almeno 350 miliardi euro — è la sua posizione — che possa essere all’altezza delle manovre che pesano l’810% sul Pil e che stanno mettendo in campo gli altri Paesi europei come la Francia, la Germania e gli Stati Uniti d’America». Qui Caiumi fa una pausa e decide di dar fiducia a Palazzo Chigi: «So bene che ora la priorità, sacrosanta, è la sanità e che Conte ha annunciato che saranno attivati flussi proprio per 350 miliardi di euro — chiosa – ma bisogna fare presto, prestissimo». Poi l’invito potente al governo affinché faccia la voce grossa sull’Europa: «Siamo la seconda manifattura d’Europa – ricorda – vanno tutelate tutte le nostre eccellenze e ragionare per singoli territori. Altrimenti anche i gioielli di Stato ne faranno le spese. Bisogna farsi sentire all’interno dell’Unione europea perché la debolezza chiama debolezza. Sono tempestato di telefonate dei nostri imprenditori associati. Dobbiamo difendere assolutamente il nostro modello economico, non possiamo uscire da questa crisi troppo deboli».
La rabbia di Caiumi è tanta anche rispetto «all’articolo del decreto che prevede la proroga delle scadenze di pagamento nei confronti delle pubbliche amministrazioni al 20 marzo. Spero — dice senza esitazioni — che sia un errore di battitura». Infine, una buona parola su come la Regione Emilia-Romagna, le imprese e i sindacati si stanno confrontando per il rispetto del protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: «Ci stiamo impegnando in modo serio e rigoroso, solo insieme potremmo superare questo momento difficilissimo».
” Caiumi È una manovra micro, la perdita di un quarto del fatturato annuo non si recupera con risorse così insignificanti. Non si stupiscano se in futuro le imprese passeranno di mano