Basket City perde i suoi americani
Dopo Dyson, Gamble e Leunen, ora anche Sims ha deciso di tornare a casa In attesa di novità sulla ripresa, Basket City saluta gli americani E chissà quando potranno tornare qui a giocare
Anche Henry Sims, dopo i compagni di squadra Dyson e Leunen e il virtussino Julian Gamble, si appresta a fare le valigie. Il centro della Fortitudo sta organizzando il viaggio di ritorno negli Stati Uniti non senza difficoltà, visti i rari collegamenti ormai fra Europa e America. Josh Mayo ad esempio, playmaker di Varese, ha impiegato 33 ore due giorni fa per tornare negli Usa. Con lo spostamento della ripresa degli allenamenti collettivi al 3 aprile, data comunque ancora indicativa perché la situazione coronavirus è in continua evoluzione, Sims ha chiesto e ottenuto di potersi organizzare per tornare a casa come ieri ha fatto anche Leunen, che raggiunge la moglie e i quattro figli, una nata appena un mese fa.
Magari ad aver accelerato il rimpatrio, oltre allo spostamento degli allenamenti, è anche l’indicazione del Dipartimento di Stato statunitense che ha elevato a livello 4, il massimo, la minaccia globale per la salute.
«Il Dipartimento di Stato
Brunamonti
La leggenda della V devolverà lo stipendio da dirigente Fip alla Protezione civile
consiglia ai cittadini statunitensi di evitare ogni viaggio internazionale a causa dell’impatto globale del Covid-19 — si legge nella nota dell’ente governativo americano dal titolo: «Livello 4: non viaggiate» —. Dai Paesi nei quali sono ancora permessi i viaggi su aerei commerciali, i cittadini americani che vivono sul suolo statunitense dovrebbero organizzare un immediato ritorno in patria, a meno che non siano preparati a rimanere all’estero per un periodo indefinito».
Un provvedimento che ha ovviamente attirato l’interesse della comunità dei cestisti americani da questa parte dell’oceano. In molti erano già tornati a casa, tanti si stanno chiedendo se è il caso di farlo sospesi fra la paura per la situazione, la lontananza dalla famiglia e l’incertezza sull’eventuale ripresa dei campionati e delle coppe.
Questo sembra infatti essere il tema principale: la nota del Dipartimento di Stato americano sposta poco in termini pratici, perché i giocatori in questo periodo di inattività sono comunque liberi di tornare nel proprio Paese (se consentito dalle leggi) per poi rientrare in Italia alla ripresa dell’attività, ma mettendo già in preventivo una quarantena pre-partenza dagli Usa di 14 giorni.
Quella che sta montando, nei dibattiti social fra i vari atleti, è la discussione sul fatto che questa stagione riprenda oppure no («Se si chiudesse qua, sarebbe giusto che lo scudetto andasse alla Virtus perché finora è stata la più brava ed è prima», ha detto Stefano Sardara, presidente di Sassari, a Dinamo Tv).
Una domanda alla quale, in questo momento, non possono ottenere risposta perché il punto di non ritorno è ancora troppo lontano e la situazione in continua evoluzione, come detto. E allora il rebus «resto, non resto in questi giorni si fa sempre più stringente alla luce delle notizie tragiche che arrivano ormai da ogni parte del mondo. Intanto, Roberto Brunamonti su Facebook ha annunciato che devolverà il proprio stipendio Fip (è team manager della Nazionale) dei prossimi mesi alla Protezione Civile: «Rendo pubblica la mia decisione solo ed esclusivamente per invitare a contribuire ognuno con quello che può», ha scritto la bandiera virtussina.