L’appello di Gibertoni: «Andate oltre la paura»
«State facendo uno sforzo straordinario e per questo la fatica e la stanchezza si fanno sentire, così come la paura che però non deve sopraffarci». Così Chiara Gibertoni ai dipendenti.
«Ringrazio tutti voi con la mia voce». Inizia così il messaggio che ieri Chiara Gibertoni ha mandato a tutti i dipendenti del Sant’Orsola, di cui è direttrice generale, e dell’Ausl, di cui è commissaria. «Nella zona di Bologna — spiega — è iniziata la fase più acuta, ma confidiamo nei provvedimenti restrittivi sperando che possano davvero limitare la crescita dei contagi. Serve attenzione verso quelli che ci circondano, senza dimenticare che i primi da tutelare siamo noi stessi».
Gibertoni si rivolge a «medici, infermieri, chi è impegnato nelle pulizie, nelle cucine, tutti gli operatori» delle due aziende sanitarie. «Grazie per la vostra attività preziosa — aggiunge —, state facendo uno sforzo straordinario e per questo la fatica e la stanchezza si fanno sentire, così come la paura che però non deve sopraffarci, va controllata e mantenuta, perché ci difende e ci fa tenere alta la guardia. Ognuno è un punto di riferimento dell’altro, e il sostegno reciproco trasmette fiducia nelle difficoltà. Siamo e siete riusciti in questi giorni a fare imprese eroiche, come realizzare indagini epidemiologiche imponenti, allestire reparti da 30 posti letto in sole 6 ore». Gibertoni annuncia anche l’apertura delle iscrizioni «per ricevere voucher di assistenza a chi ha necessità di accudire bambini e anziani» e confida una «grande preoccupazione, quella di garantire a tutti voi i dispositivi di protezione, sono indispensabili, irrinunciabili, ma come penso sappiate anche voi la crisi non è solo la nostra, nazionale, europea. Vi posso garantire che ci stiamo mettendo tutti il massimo impegno per rifornirci». E prima di augurare buon lavoro a tutti Gibertoni sottolinea che «stiamo affrontando una salita dura, non uno sprint, ma una lunga scalata che ci obbliga a dare sempre il massimo. Continuiamo così, teniamo duro e restiamo in gruppo perché è l’unico modo per farcela».
Attraverso una sorta di lettera aperta alla cittadinanza sul «Pronto soccorso ai tempi del coronavirus» si è invece sfogato il direttore del Pronto soccorso del Sant’Orsola Fabrizio Giostra ricordando che quelli che oggi vengono additati come «eroi», medici e infermieri, «fino a un mese fa eravamo oggetto di aggressioni verbali e fisiche, di lamentele e denigrazioni». «Cosa c’è di diverso nel nostro lavoro oggi rispetto a un mese fa? —si chiede — Esclusivamente il rischio di infettarci e l’angoscia di diffondere la malattia tra i nostri cari». Eppure, anche se «con questa preoccupazione, siamo gli stessi che instancabilmente e con competenza assistiamo, oggi come ieri, chi si rivolge a noi. Parafrasando Einstein potremmo dire che “la professionalità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi”».«Non siamo eroi e non vogliamo diventarlo — conclude —. Ci piacerebbe, però, che quando l’emergenza sarà finita vi ricordaste di tutto questo e dimostraste, se non comprensione per un lavoro altamente logorante, almeno rispetto per ciò che staremo facendo con la stessa identica dedizione di oggi. Se così fosse anche il coronavirus avrebbe avuto almeno un aspetto positivo».